Grande l’affetto che i cittadini di Vertova hanno sempre avuto per la piccola chiesetta di San Lorenzo, che sorge poco lontano dallo storico ponte, che porta il nome di “San Carlo Borromeo”. Soprattutto perché, per via della sua collocazione all’interno del centro storico, è stata probabilmente nei secoli centro di aggregazione e testimone delle vicende storiche e civiche del paese. Bella chiesetta, ma con problemi strutturali di grande rilevanza, legati all’umidità che, risalendo nelle murature e al di sotto della pavimentazione, ha portato negli anni alla disgregazione dei materiali della struttura, soprattutto sulle pareti e nelle parti basse. L’ultimo intervento conservativo fu effettuato negli anni ’30, proprio per ripristinare condizioni igieniche accettabili: in tal senso, il pavimento fu realizzato con marmette di cemento, al posto delle precedenti marmette in cotto. Purtroppo, dopo circa 80 anni, il problema legato all’umidità di risalita si è mostrato nuovamente, per giunta in maniera ancora più evidente, tanto che buona parte delle marmette si sono sfogliate o rotte in più porzioni.
Logico, quindi, un intervento di restauro conservativo, che ha visto impegnata la parrocchia di Santa Maria assunta e, in particolare, i parrocchiani, i più sensibili e generosi.
Così, ottenuta l’autorizzazione, dopo una lunga attesa, della Diocesi di Bergamo e della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio, come pure del Comune di Vertova, e reperite le risorse economiche necessarie, lo scorso anno si è avviato il restauro conservativo dei paramenti interni, dell’intradosso della volta interna e formazione vespaio areato della chiesa di San Lorenzo. D’obbligo un ringraziamento a Oriana Zilio Regonesi e al geom. Carlo Gatti che hanno risolto giorno per giorno le problematiche che si sono presentate.
Il progetto ha visto in cabina di regia lo Studio Moioli di Nembro con l’arch. Raffaella Valentini che ha predisposto un progetto di conservazione dell’edificio. I rilievi geometrici, invece, sono dello studio tecnico “LaserScanner” di Fiorano al Serio; mentre i restauratori per il recupero degli intonaci e dei dipinti sono stati Carla Bonomi di Pradalunga e Paolo Finazzi di Castelli Calepio.
Gli interventi hanno riguardato la rimozione della pavimentazione, la realizzazione di vespaio areato, la sistemazione della pavimentazione della navata con recupero delle piastrelle in cemento e sostituzione di quelle rotte, il recupero degli intonaci e delle pellicole pittoriche.
L’impresa Geom. Ghidelli srl ha effettuato i lavori sotto la guida dell’architetto, non prima che lo studio “AR.TE Archeologia Territorio” avesse verificato la presenza di eventuali emergenze nel sottosuolo (infatti, si sono trovate murature che si rifanno alla parete laterale della chiesa originaria).
I lavori hanno visto impegnata anche la Marmi Paganessi di Vertova per il recupero e il restauro delle marmette sane recuperate sia per la produzione di analoghe marmette in cemento che potessero accompagnarsi a quelle esistenti. Quindi, è stato realizzato un sistema di areazione interrato (vespaio areato), per far correre l’aria lungo le murature, asportando così l’umidità prodotta nel sottosuolo. Quindi, la posa della pavimentazione, alternando il colore chiaro (che richiama il marmo di Zandobbio) al colore nero (che richiama il nero di Ganda o di Nembro): grande il lavoro del posatore Tino Guerini di Vertova e di suo figlio Pietro. I restauratori, invece, hanno provveduto alla pulitura delle volte e delle pareti e al restauro delle presenze pittoriche.
Come ultimo intervento, il completamento del restauro delle pareti dell’apside e l’installazione di alcuni apparecchi di illuminazione.
“Voglio sottolineare – commenta l’ing. Sebastiano Moioli dello Studio Moioli di Nembro – la bellezza e la forza delle figure dei santi riportate al loro splendore originario dai restauratori, che ne hanno in qualche modo rafforzato l’identità e la capacità evocativa dei gesti e dei simboli. Le figure restaurate si riferiscono alla Madonna con San Lorenzo e Sant’Alessandro, Sant’Antonio Abate, San Francesco, San Domenico. Quale sorpresa del restauro, che ha che ha creato stupore fra i fedeli, il ritrovamento di alcune figure ricoperte probabilmente negli anni ‘30 da un leggero strato di intonaco che aveva probabilmente lo scopo di cancellare i segni di degrado e che nel tempo avevano sbiadito le figure. Veramente sorprendente è stata la comparsa di Sant’Alberto da Nossa”.
I restauri saranno oggetto di una cerimonia di inaugurazione sabato 9 agosto, alle 18, alla presenza del parroco don Giovanni Bosio, “regista” dell’intervento, e di tutti gli “attori” che vi hanno lavorato.
T.P.