Ricerca didattica sui toponimi di Cene
Oggi, ragazzi, continuiamo l’esplorazione a Cene di Sotto. Proseguiamo dalla ‘Madunina’, di fronte alla quale c’erano una fontana e un lavatoio, purtroppo scomparsi. Scendiamo lungo Via Toti, dedicata a Enrico Toti eroe della prima guerra mondiale. Questo ferroviere romano pur avendo una sola gamba si arruolò volontario nei bersaglieri ciclisti. Perchè proprio nei ciclisti? Perchè anche dopo l’amputazione di una gamba in seguito ad un incidente ferroviario, era riuscito a fare il giro dell’Europa in bicicletta. Incredibile. Non volle abbandonare il suo mezzo di trasporto nemmeno da militare. Purtroppo nel 1916 nei pressi di Monfalcone dopo essere stato ferito due volte cadde colpito mortalmente a 34 anni. È famoso il suo gesto di aver lanciato contro il nemico, prima di morire, la sua stampella baciando il distintivo di bersagliere. Gli fu assegnata la medaglia d’oro. Cene ha voluto ricordarlo.
Ma torniamo a Cene antica. Fra il nucleo di case vecchie qui si trovava fino al 1970 la “Tór dol Paù”.
Dól? Paù, che è il dialetto del cognome Pavoni. Alla sinistra vedete l’inizio della Via Pavoni che ricorda il nome della Torre antica, demolita senza rispetto del nostro passato per far luogo ad una moderna costruzione. Che crudeltà!
In un articolo dell’Architetto Sandro Angelini, che aveva visitato Cene per la Sovrintendenza alle Antichità il 23 settembre 1967, si leggeva: “Cene era fra i paesi bergamaschi che vantavano più torri e castelli” e ne faceva una minuta descrizione. Come ricompensa, tre anni dopo una torre cadeva…senza medaglia d’oro!. In Via Enrico Toti. Avete ragione: che crudeltà!
Su un muro a destra provate a cercare una scultura particolare e dite secondo voi che cosa rappresenta.
Ecco, l’ho vista! In alto c’è la testa di un bambino come si vedono nelle antiche fontane. E sotto? sembra una lama, no, sembra la parte di una chiave…L’Arch.Anglini dice che è la serratura primitiva di un portale, ma resta un interessante mistero che merita di essere chiarito. Viene chiamata comunemente “ol piputì”, piccolo pupazzo ( pipòt ). Ma significa anche bambino in fasce, proprio come sembra la figura e come si usava una volta.
Altra curiosità: la zona tra Via Toti e Via Pavoni era chiamata “Carnécla”. Sapete perché? Perché era attraversata dal torrente Carnécla che scende dal Monte Pizzo. Siccome dopo i temporali allagava questa zona di Cene Sotto, è stato per punizione… imprigionato, nascosto sotto terra. Ma proprio perché nascosto nessuno lo può più ammirare nella sua bellezza naturale. Prof, che cose vuol dire Carnécla?
Ci sono altri torrenti con nomi simili, come Carnéda, Carnéra e vuol dire torrente con rocce, che scorre su letto roccioso. Che bello sarebbe poterlo vedere!
Arrivati a “Piassöl” ( piazzaletto), da Via Pavoni incontriamo Via Manzoni alla località detta “Cantöria”, luogo così chiamato perché la sua forma richiama una cantorìa.
Via Manzoni era una tra le più vecchie e importanti vie di Cene, portava a “la Córna” e da qui ad Albino.
Sapete certamente chi era Manzoni. Quello dei “Promessi Sposi”. Bravissimi. Diciamo bene però: Alessandro Manzoni è uno scrittore e poeta dell’800, autore del famoso romanzo… E perché la Corna? Quello che in dialetto chiamiamo “córen” o ” “córna” è una sporgenza di una roccia generalmente conglomeratica costruita dall’accumulo di materiale fluviale, ciottoli e ghiaia, che col tempo si è cementizzato. Nella zona esisteva anche una cava di pietre pregiate.
Ma procediamo per Via Manzoni da cui si vede la zona dei “Cap Macc”, coè dei Campi Matti. Sono diventati proprio matti? Non c’è da ridere. La parola matto in dialetto, ma anche in italiano, significa anche di poco o nessun valore. Ad esempio di una moneta falsa si dice che è matta, non buona; un fungo matto non è mangereccio, e così via. Questi campi erano poco o per niente fertili, perché ghiaiosi, terreni alluvionali, quindi matti.
La zona essendo poco produttiva è stata destinta a zona industriale e residenziale.
Ogni proprietà di questa area si distingueva con il nome assegnato dai contadini, come “Bósc”, “Bröl”(brolo, frutteto, orto), ” Corna”, “Geröla”, ” Salècc”( saliceto), “Ortài”, “Runchècc”(terre scavate a terrazzi), “Serécc” ( cerreto, bosco di cerri), ecc.
Ma basta, altrimenti farete fatica a memorizzare tutto. Siamo solamente giunti al termine del primo itinerario. Vale a dire a un terzo del lavoro che ci siamo proposto. Buona continuazione, sul secondo itinerario. E…buona scoperta di tanti altri toponimi che ci comunicano tante cose interessanti, cose antiche ma per noi nuove.
Angelo Bertasa (continua)






