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Ripartono i lavori alla mulattiera Albino-Selvino. Rintracciati antichi montanti di protezione in pietra e una vena di “alabastro di Albino”

23 Marzo 2021
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Ripartono i lavori alla mulattiera Albino-Selvino. Rintracciati antichi montanti di protezione in pietra e una vena di “alabastro di Albino”
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Pronti via, si riparte: si riprendono i lavori di sistemazione della storica mulattiera “Albino-Selvino”, la strada intervalliva che fino al 1500 saliva da Albino all’Altopiano di Selvino-Aviatico, rappresentando uno dei più importanti collegamenti tra la Val Seriana e la Val Brembana, all’interno della più vasta rete viaria della “Via Mercatorum”. In verità, i volontari impegnati nei lavori (CAI Albino, Gruppo Alpini Albino, GS Marinelli di Comenduno, Scout Albino) non sono mai stati fermi, anche nelle più fredde settimane invernali. Certo, a causa del brutto tempo e del gelo, i lavori si sono rallentati, ma non fermati. Se non si è intervenuti direttamente nella riselciatura della mulattiera, si è comunque provveduto alla pulizia delle sue sponde dalla vegetazione infestante e dagli alberi pericolanti; si è reperito il materiale necessario per la ripartenza dei lavori; si sono riorganizzate le squadre dei volontari; e si iniziato a restaurare “Ol Quader”, un’effigie della Madonna che si trova inserita in un incavo di roccia ai lati della mulattiera (offerta votiva di Antonio Gregis, detto “Americano”, ndr), a circa metà del percorso albinese, a 400 metri dalla chiesetta della Madonna della Neve. Insomma, si riparte ancora in grande stile, più motivati che mai, tutti impegnati in un intervento che andrà a qualificare uno dei percorsi più significativi della famosa “Via Mercatorum”, ma che sta offrendo anche una concreta esperienza di solidarietà sociale, fra gruppi e associazioni del territorio albinese. Quattro realtà che hanno deciso di unire le loro forze e i loro mezzi, ma soprattutto le loro competenze e professionalità, per un obiettivo comune, dalla ricaduta ricreativa, sportiva e sociale. Un’esperienza solidale, segno di una maturità civica, che sta pian piano coinvolgendo altri volontari. E anche esperti artigiani del settore edile, che spendono il proprio tempo libero e offrono le loro competenze per sistemare la mulattiera.
“Ormai, siamo arrivati quasi a metà strada del nostro intervento – spiegano alcuni volontari nella cabina di regia delle operazioni – Circa 400 metri sono stati sistemati, ma ora si riparte per un altro step, arrivare fino ad un ponticello, altri 500 metri circa ora; e poi fino al “Trebulì de Selvi” (chiesetta del Portico), dove la mulattiera si divide, da una parte per Amora di Aviatico, dall’altra per Ama di Selvino. Cogliamo l’occasione per ringraziare tutti i volontari posatori e gli assistenti operatori che, divisi in gruppi di lavoro, il mercoledì e il sabato mattina, sistemano la mulattiera. Ogni gruppo è composto da 10-12 volontari, affiancati da 2-3 altri volontari che provvedono al taglio delle piante e della vegetazione. Vogliamo ringraziare, per l’allestimento del cantiere, Roberto Bonetti, che ci ha fornito il container per la cantieristica; Manuel Bettoschi, per il trasporto del container ai piedi della mulattiera; l’impresa Bergamelli di Albino per la fornitura di pietrame, cemento e sabbia, oltremodo necessari per i lavori; la ditta Il Lattoniere di Costante Mistri, per l’approvvigionamento e il trasporto del materiale in cantiere; e i signori Mirko e Marzio Carrara, per la loro collaborazione e disponibilità, permettendoci di operare con il deposito di materiale sulla loro proprietà”.
Intanto, ci sono da registrare alcune novità che riguardano la mulattiera. Si potrebbe dire anche “scoperte”, vista la loro inusuale presenza. Innanzitutto, poco prima de “Ol Quader”, i volontari si sono imbattuti in una serie di 5 montanti in pietra, altrimenti detti “pietre di bordura” (o anche “paracàr” = paracarro), con funzione di cippi di protezione per i carretti che transitavano sulla mulattiera, per evitare che uscissero dal piano di calpestio e scivolassero a valle.
Grezzamente sgrossate e inserite nel muro di sostegno di sottoscarpa, e disposte a intervalli regolari l’una dall’altra, queste pietre con funzione di cippi costituivano una delimitazione efficace, una protezione “di primo livello” verrebbe da dire, per impedire di scivolare in basso, nella scarpata, che aveva comunque una pendenza leggera. Per scarpate più pericolose, infatti, si era soliti usare muretti più sostenuti, ma non è il caso della mulattiera Albino-Selvino.
Da una rilevazione sul tracciato, si è scoperto che emergono altri quattro montanti in pietra in prossimità di Selvino. Certamente, sono molto antichi, risalenti al periodo medievale o anche prima, segno di una precisa attenzione strutturale al tracciato della mulattiera: collocate a distanza regolare tra loro, poste lungo i bordi più pericolosi della mulattiera, fungevano da cippi di sicurezza, a proteggere i veicoli da cadute nelle scarpate, ma anche da guida visiva del traffico, come linea guida degli utenti della mulattiera.
I costruttori della mulattiera si sono rifatti sicuramente ad altre vie montane: cippi di protezione simili i trovano su molte mulattiere intervallive, nelle valli bergamasche, come in Val Chiavenna (Valtellina) e in Val Bregaglia ed in Engadina (Svizzera), e rappresentano elementi tipici delle “strade delle Alpi”, simboleggiando in modo particolare le costruzioni tradizionali.
Altra “scoperta” è il ritrovamento di una vena di alabastro, nel bosco, ad un’altezza di 50 metri da “Ol Quader”, nascosta in mezzo ad una fitta vegetazione; grossolanamente ripulita, per verificare la portata della vena, ora è raggiungibile in piano su un sentiero orizzontale, che si stacca dalla mulattiera un centinaio di metri a monte. Si tratta di un deposito, come tanti altri sparsi sul territorio (non c’è una cava stabile) del cosiddetto “Alabastro di Albino”, un alabastro tartarugato screziato di venature stratiformi rosse, estratto per piccoli lavori decorativi di chiese e case civili. E’ citato nel “Catalogo Ragionato dei Prodotti Minerali Italiani”, curato dal Prof. Giuseppe Ponzi, Senatore del Regno d’Italia, e dal Prof. Francesco Masi per conto del Ministero dell’Agricoltura, Industria e Commercio, e spedito nel 1873 per l’Esposizione Internazionale di Vienna.

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