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Serafino Mologni, l’utente speciale del Centro Diurno Integrato della Fondazione Honegger RSA

4 Ottobre 2025
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Serafino Mologni, l’utente speciale del Centro Diurno Integrato della Fondazione Honegger RSA
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Tante le persone che frequentano il Centro Diurno Integrato della Fondazione Honegger RSA di Albino, il servizio semiresidenziale per anziani non autosufficienti, presente sul territorio dal 2003. Fra questi Serafino Mologni, nato a Comenduno il 9 novembre 1943, in via Provinciale 99, dove ha sempre abitato.

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Una persona autosufficiente in tutto, ma che per varie ragioni, un po’ per allontanare la solitudine, un po’ “perché non si sa mai” e un po’ “perché sono sempre pronti i guai”, lo frequenta dal 9 giugno 2017, tutti i giorni, dal lunedì al venerdì. Un fatto curioso, da segnalare, che permette ai nostri lettori di conoscere una persona squisita e, di riflesso, le attività che si svolgono nel Centro Diurno Integrato, finalizzate ad accrescere il benessere dei suoi utenti e ricercare sempre nuove soluzioni di supporto all’ageing in place, cioè l’assistenza all’invecchiamento.

“In questo Centro mi trovo benissimo e mi sento valorizzato all’inverosimile – spiega Serafino Mologni – Partecipo a qualsiasi attività educativa e fisioterapica che viene organizzata, ma il mio compito principale è quello di essere il referente dell’orto, che custodisco e lavoro quotidianamente per il benessere e la meraviglia di tutti, essendo una realtà importante, una delle nostre eccellenze principali. Al Centro sono rispettato da tutti e partecipo sempre alle tante gite che vengono organizzate durante l’anno”.

 

Ma chi è Serafino Mologni, questo utente speciale?

“Da quando sono nato abito a Comenduno, prima con la mia famiglia ora da solo, perché non sono sposato. Mio padre Giacomo era di Desenzano di Albino, faceva il contadino, mia mamma Rosa Gherardi di Aviatico, faceva la casalinga e la filandera. Mio padre, poi, una curiosità, faceva parte della confraternita del Corpus Domini. Hanno avuto nove figli: Giovanni, Flaminia, Emilia, Rocco, Mario, Santo, Giuseppe, due femmine morte piccolissime per quella maledetta dissenteria che allora non lasciava scampo a nessuno, ed io che sono l’ultimo. Solo io, Flaminia, Santo ed Emilia siamo ancora in vita. Entrambi i genitori sono nati nel 1900 e morti quasi insieme, a distanza di nove giorni, nel 1981.

Questa morte ravvicinata dei miei genitori è stato un colpo molto duro per me. Belli i ricordi della mia infanzia: giocavo a calcio, a nascondino, a ciancol, a bocce, con la corda, a biglie e all’albero della cuccagna; giocavamo per strada, ma soprattutto all’oratorio che per me, dopo la mia famiglia, è stato il luogo principale di vita, dove ho ricevuto educazione e tanti insegnamenti.

Ho frequentato la scuola primaria, conseguendo la licenza elementare. Non andavo molto bene a scuola, perché non avevo tanta voglia di studiare. Ricordo, poi, che avevo paura dei miei compagni di scuola, quelli più grandi, che mi facevano molti dispetti.

A 12 anni ho iniziato a lavorare nella falegnameria Selvinelli di Comenduno, per tre o quattro anni; poi, in muratura e, a 27 anni, come operaio alla filatura di Leffe del signor Brignoli. Qui, sono stato fino a 54 anni, quando sono andato in pensione. Non ho fatto il militare in quanto riformato.

Nel tempo libero mi è sempre piaciuto giocare a carte, soprattutto a scopa e a scala quaranta, e un po’ meno a briscola. E andare in montagna per lunghe passeggiate: conosco le Orobie come le mie tasche. Due o tre volte a settimana, poi, andavo al cinema con i miei amici, all’Ariston e all’Apollo di Albino, guardando spesso film western e d’amore. Appassionato di calcio, sono un grande tifoso dell’Atalanta, ma soprattutto del Milan. Da giovane andavo spesso a Milano e a Bergamo, allo stadio. Ho seguito anche il ciclismo, andando in bicicletta fino a trent’anni. Ho tanti amici che tuttora incontro o al bar o in città, soprattutto uno, Lorenzo, l’amico del cuore. Sono un tipo affabile, mite, mi piace andare d’accordo con tutti, non mi piace entrare in conflitto con nessuno, se c’è un problema meglio chiarire subito, sono molto tollerante, per nulla permaloso e rispetto le idee di tutti anche se contrarie alle mie. Ho sempre amato gli animali, in passato ho avuto cani, gatti, un cavallo, le mucche, ma anche conigli, galline, tacchini. Adesso, invece, preferisco non avere animali in casa, voglio stare tranquillo perché sono molto impegnativi e non voglio trascurare nessuno.

Dal 1973, per 10 anni, fumavo più di un pacchetto al giorno di Marlboro, ma dopo la morte di mio fratello Rocco, di colpo non ne ho più voluto sapere di fumare e ho smesso subito. Da quando avevo 16 anni fino al 2017 ho coltivato la passione per la caccia, andando spesso al capanno di Comenduno dove trovavo sempre tanti uccelli.

Dopo la morte di mia madre, ho viaggiato tanto all’estero e anche in Italia. Come pure nelle colonie del Cotonificio Honegger, visto che mia sorella vi lavorava, a Rimini, Riccione, Albenga, Noli e Varazze. Amo anche i canti folcloristici e popolari specie quelli alpini e di montagna. Ma una canzone in particolare amo tanto: “Lisa dagli occhi blu”, perché mi vengono in mente i bei ricordi di una ragazza di nome Lisa di cui ero innamorato pazzo. Mi piace chiacchierare tanto con gli amici e con le persone con cui interagisco tutti i giorni soprattutto di sport e di politica. A casa mi piace guardare la tv: sport, politica, telegiornali e documentari vari. Mi piace mangiare, sono una bella forchetta, fra i miei cibi preferiti ci sono i pizzoccheri e il pollo, ma ciò che ho gustato più di tutto è stato il gatto in salmì, …altro che lepre e coniglio. Come segno zodiacale sono scorpione.

Ho paura del buio, stessa cosa dell’acqua: al mare mi spingevano a fare il bagno, ma non ho mai voluto imparare a nuotare. Sono un credente, non molto praticante, ma seguo sempre tutte le celebrazioni religiose che si svolgono in Fondazione. Il mio sogno per il futuro? Continuare a mantenermi in salute e a mantenere buoni rapporti con tutti”.

C.C.

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