Da 50 anni, Silvano Valle custodisce con grande amore la chiesetta della Madonna della Neve, a Bondo Petello. E’ lui il sacrista, il custode, il factotum, il depositario della storia del piccolo edificio religioso, che si trova all’imbocco della mulattiera che da Albino sale ad Aviatico e Selvino, variante della Via Mercatorum. Bene che rientra nel patrimonio della parrocchia di S.Barbara, a Bondo Petello, la chiesetta mariana affonda le sue radici nel Medioevo, e se oggi è ancora il buono stato, curata negli interni e negli spazi esterni lo si deve all’opera, volontaria ed instancabile, di Silvano Valle che, insieme ad alcuni amici, in primis l’artigiano Franco Cortinovis, nel 1975, con allora parroco don Bombardieri e sindaco Testa, prese a cuore questo edificio, abbandonato e degradato, riportandolo pian piano, mediante diversi interventi di restauro conservativo, all’attuale splendore.
Deputato all’apertura e chiusura, ma soprattutto alla cura, di questo prezioso luogo di culto, tanto amato dagli albinesi e dai tanti turisti, in particolare escursionisti e podisti che ogni giorno vi transitano e vi sostano per una preghiera, Silvano è una persona sempre disponibile, gioviale, sorridente, dalla battuta facile, ma soprattutto sempre pronto a farsi in quattro con generosità, profondamente legato a questa chiesetta. Così, la redazione di Paese Mio lo intervista per conoscere da lui, memoria storica del luogo, le bellezze di questo tempietto mariano, il suo stato di conservazione, e i progetti futuri.
Chi è Silvano Valle?
Sono nato a Bondo Petello, 1947, quarto di sei fratelli. Papà Isacco era nativo di Oltre il Colle, mamma Dorina Gatti era dell’Abbazia. Papà ha combattuto in Grecia nella Seconda Guerra Mondiale: fatto prigioniero dai tedeschi fu trasferito in Polonia e costretto al lavoro coatto (=forzato), in condizioni spesso disumane, prestando la propria manodopera per sostenere l’economia tedesca in tempo di guerra. Per giunta, dopo la guerra fu costretto dai Russi a lavorare per alcuni mesi in Ucraina, nel Donbass. Tornò a casa, nel settembre 1945, fortemente debilitato, tanto che morì dieci anni dopo, nel ’55.
Nel 1965, a 19 anni, sono Allievo Carabiniere alla scuola di Alba (Cuneo), quindi impegnato per sei mesi nel corso di specializzazione come carabiniere paracadutista, a Livorno, dove poi vi rimango fino al 1972, nel 1° Reggimento Tuscania. A 25 anni, partecipo ad un concorso per vigile urbano, a Bergamo: lo vinco e questo diventa il mio lavoro, sempre a Bergamo, fino all’età di 53 anni, quando vado in pensione. In contemporanea, per adeguare le mie contribuzioni pensionistiche, faccio degli straordinari in diversi paesi della Bergamasca. Sono sposato con Clara Belotti e ho due figli, Enrico e Ivana.
Come ha iniziato ad affezionarsi alla chiesetta?
Erano gli anni ’70, tornavo a casa dal lavoro e, amante delle camminate, ero solito salire la mulattiera per Selvino. E ogni volta guardavo la chiesetta, malandata e abbandonata, un vero peccato. Così, abbiamo stimolato la parrocchia di Bondo Petello ad intervenire per la sua sistemazione. Questa ha coinvolto a sua volta il Comune di Albino che, in verità, ha avviato un progetto di recupero. Il problema erano le risorse. Che fare? Semplice, le due realtà si sono divise i compiti: l’amministrazione comunale avrebbe provveduto a sostenere le spese per le analisi di staticità, mentre la parrocchia si sarebbe fatta carico dei lavori di riqualificazione strutturale. E qui siamo intervenuti, noi, un gruppetto di volontari, che ha organizzato diverse iniziative per raccogliere i fondi necessari alla sua sistemazione. Poi, in accordo con le indicazioni della Sovrintendenza, dapprima abbiamo sistemato il tetto, e poi gli interni e i pavimenti: tutto questo grazie a Franco Cortinovis, un valente artigiano. Gli affreschi, invece, hanno ricevuto l’intervento della Scuola di Restauro di Botticino. Da allora, grazie ad altri volontari, abbiamo pian piano ripulito tutto intorno, dando ordine e decoro alla chiesetta, che ora si presenta in una veste dignitosa.
Quai sono le sue mansioni?
I più semplici, da vero sacrista: quindi, pulizia dei pavimenti; pulizia della chiesa in tutti i suoi arredi: sedie e panche, porta-candele; lavaggio dei vetri e dei serramenti; sistemazione, lavaggio, stiratura dei paramenti sacri, funzionali alle celebrazioni religiose, come casule, camici, pianete, piviali, stole e molto altro; occuparmi della liturgia. Poi, i fiori, per abbellire la chiesa, ad ogni Messa: è questa un’operazione che faccio direttamente io, visto che produco io stesso, nel mio guardino, i fiori che poi sistemo in chiesa; e pulizia dell’altare, dei quadri esposti e degli ex-voto. Senza dimenticare l’esterno, con pulizia dell’arco esterno, dell’acciottolato che porta in canonica, dei muri. Insomma, tenere in ordine e pulita la chiesetta.
E per gli affreschi?
Controllo periodico, perché sono molto preziosi. Tra gli affreschi, molti dei quali riconducibili a mani diverse, alcuni sono legati tra loro da una medesima impronta esecutiva, riferibili a Giovanni e Antonio Marinoni di Desenzano al Serio e alla loro bottega, attivi in Val Seriana tra la fine del Quattrocento e la metà del Cinquecento. Infatti, sono due le date sulle pareti che fanno intendere l’antichità della chiesetta: 1496 e 1497. Date quali indicatori di un periodo nel quale la chiesa era già sicuramente esistente. La prima data, come si legge nelle cronache, sigla due degli affreschi votivi che si spiegano sulle pareti interne della chiesa. La seconda riguarda invece l’atto di donazione, compiuto nel 1497 da Geraldo Fappani de Ghirardi de la Costa, del terreno circostante la chiesa stessa. Due date che fanno memoria della chiesetta, una delle più importanti del tempo: come detto, qui passava la Via Mercatorum; e, davanti alla chiesa, dove ora c’è l’arco che sovrasta la strada carrabile, un tempo c’era la mangiatoia per gli animali.
Quali sono gli arredi a lei più cari?
Beh, a parte gli affreschi, di indubbio valore storico e artistico, mi ha sempre colpito la presenza di alcuni ex-voto, piccoli dipinti, oggetti simbolici, donati un tempo dai fedeli in segno di riconoscenza per una grazia ricevuta; soprattutto relativi alla peste del 1630. E poi, il quadro del vicebrigadiere dei Carabinieri “Servo di Dio” Salvo D’Acquisto e una bella statua della Madonna.
Quante volte è aperta la chiesetta?
La Messa viene celebrata tutte le domeniche, alle 9. Per trent’anni è stato don Bruno Ambrosini a celebrarle: pensi che soltanto una settimana prima di morire è salito alla chiesetta a “dire Messa”. Ora, c’è padre Luciano, dei Dehoniani che celebra la Messa. Ma attenti, la chiesetta è sempre aperta a chiunque vuol far “dire Messa”: succede per la Messa di suffragio per Mimmo Tambone, il nostro “Poliziotto Buono” oppure per la Messa in onore di Salvo D’Acquisto, ma altre se ne celebrano durante l’anno.
E lei quando sale alla chiesetta?
Ovviamente, quando si celebra una Messa, per preparare i paramenti e il materiale della Messa. Ma, ogni sabato, dalle 9 alle 11, con qualsiasi tempo, io faccio il mio giro in chiesetta, per sbrigare le normali incombenze. Tutto deve essere sempre in ordine. Oltre alla devozione, c’è una mia forte passione per questa chiesetta: posso dire che la chiesetta è la mia “seconda casa”. Capita anche, infatti, di accogliere i fedeli o i visitatori e fare da Cicerone. La cosa più bella è l’accoglienza, e se poi la chiesa è in ordine e pulita, anche la preghiera è più facile.
E, per il futuro, quali sono i suoi sogni nel cassetto?
Innanzitutto, il restauro dello stemma dei Ghirardi che si intravede sulla parete laterale esterna della chiesetta. Poi, vorrei che venisse recuperata la meridiana, anch’essa su quella parete esterna. Due simboli che andrebbero ad arricchire ulteriormente la chiesetta. Inoltre, per dare maggiore dignità all’edificio religioso, vorrei che la strada che ora raggiunge le abitazioni al di là della chiesetta, passando sotto l’arco, venisse traslata in un prato adiacente, come del resto, da cronache dell’epoca, avveniva all’inizio del ‘900.
T.P.








