L’eccezionale ondata di siccità che ha interessato quest’estate l’Italia ha coinvolto anche la Val Seriana ed il territorio albinese. Da più parti, prima raccomandazioni, e poi ordinanze, per invitare le comunità ad un uso accorto e risparmioso dell’acqua potabile fornita dal pubblico acquedotto e ad impiegarla solo per gli usi alimentari ed igienico-sanitari. Qualcuno, poi, ha anche chiesto ed ottenuto lo stato di emergenza idrica…
Insomma, lo spettro della mancanza d’acqua ha fatto paura quest’estate, anche in un territorio come il nostro, storicamente ricco della risorsa acqua. Di conseguenza, il fiume Serio è stato quasi vuoto per tutta estate, con il suo livello idrometrico, cioè il suo livello standard in condizioni ottimali, così basso da non ricordarne un altro simile negli anni passati. La colpa? Le temperature elevate, l’inquinamento, i cambiamenti climatici e le scarse precipitazioni: tutto ha concorso a provocare una delle più gravi situazioni di siccità in Italia degli ultimi anni, con effetti pesanti anche in Val Seriana.
Ma attenti, sono anni che i nostri amministratori pubblici, a tutti i livelli, e le società partecipate che gestiscono la risorsa acqua conoscono la soluzione per fronteggiare la crisi idrica e fluviale. Ma, … C’è un ma, un ma grosso come un macigno.
Con leggerezza, senza pudore, anche quest’estate, in merito alla secca del fiume Serio, qualcuno, guarda caso chi gestisce o lambisce la gestione dell’acqua in Bergamasca, è ritornato a parlare di vasche sotterranee per la regolazione del deflusso minimo delle acque del fiume Serio. Le famose vasche di accumulo…
Ma attenti (ancora una volta), segnatevi queste date: 2005, 2006, 2009, 2016, 2021, 2022. Sono gli anni nei quali si è parlato, discusso, adottato e approvato il progetto di costruzione di queste vasche sotterranee. Ben 17 anni di nulla, di parole al vento, di balle, perché di quelle vasche non si è mai visto nemmeno l’ombra. Sfido, chi vuole impegnarsi, a sfogliare il nostro giornale, come del resto anche altri quotidiani locali, per vedere con quanta retorica progettuale e ampollosità politico-amministrativa, i responsabili della nostra risorsa acqua dichiaravano l’estrema necessità dell’intervento. Che vergogna, in 17 anni, ripeto 17 anni, non si è stati capaci di portare a casa neanche …un buco.
Già nel 2005, sull’onda della siccità che aveva colpito l’Italia nel 2003, a lanciare il problema fu il Consorzio di Bonifica della Media Pianura Bergamasca, che prese carta e penna e scrisse una lettera, in forma di appello, a tutti i parlamentari bergamaschi, perché “sollecitassero il progetto di realizzazione delle due vasche: un “polmone sotterraneo” capace di contenere 100.000 metri cubi di acqua, per permettere di regolare il deflusso delle acque a valle di Albino, grazie ad operazioni di rifasatura delle portate”. Obiettivo: garantire una maggiore portata e un’equa ripartizione delle derivazioni a scopo irriguo.
A coordinare l’operazione fu lo stesso Consorzio di Bonifica, attore protagonista di tutta l’operazione già 2005, quando stese il progetto, che fu approvato dalla Regione Lombardia, dalla Provincia di Bergamo, dalla Comunità Montana Valle Seriana, dal Comune di Albino e dagli stessi Comuni rivieraschi della Bassa Pianura Bergamasca. E anche dal Provveditorato Regionale delle Opere Pubbliche e dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici.
Ma attenti (terza volta), c’era un problema: la mancanza delle risorse economiche, circa 45 milioni di euro. Risorse che, nel 2009, vennero confermate anche in un consiglio comunale di Albino, in merito ad un progetto immobiliare in zona stazione TEB (PII AT7), che non fu approvato. Tutto alla luce del sole, quindi.
Ebbene, siamo nel 2016, cambiano i presidenti del Consorzio di Bonifica, cambiano le amministrazioni, e si ritorna ancora a parlare di vasche sotterranee di compensazione e omogeneizzazione dei deflussi del fiume Serio sul territorio di Albino. Motivo? I continui periodi di magra del fiume, dovute a carenze prolungate di acqua piovana, che procurano danni ingenti all’ambiente fluviale, all’ittiofauna, alla vegetazione fluviale, ma soprattutto all’agricoltura della parte centrale della Bassa Bergamasca. “Tutta colpa – se ne inizia a parlare per la prima volta – del fatto che il fiume Serio non ha alle spalle un lago (Iseo per il fiume Oglio, Como per il fiume Adda, Maggiore per il fiume Ticino), che consente la compensazione stagionale, soprattutto in primavera ed estate, quando le portate sono scarse”.
Ed eccoci ancora a proporre le due vasche sotterranee comunicanti (come le grandi cisterne romane per l’accumulo di acqua piovana): la prima, con una volumetria di invaso di circa 95.000 metri cubi di acqua, 3,5 ettari di superficie e una profondità media di 5 metri; la seconda, di circa 110.000 metri cubi di acqua, una superficie di 4 ettari e una profondità media di 5 metri. Un progetto che ricalcava quello di dieci anni prima, il quale, peraltro, era nel solco di una strategia che risaliva agli Anni ’40 e ’50, proposta dall’allora Associazione Idrotecnica Italiana.
Ma il problema era ancora lo stesso: la mancanza di risorse. E, come dieci anni prima, l’unica soluzione messa sul piatto fu quella di far fare un appello ai parlamentari bergamaschi, per sensibilizzare il Parlamento e il Ministero competente. Sic!
Ed eccoci nella primavera del 2021, con il fiume Serio che presenta ancora i suoi problemi idrici. E ancora il Consorzio di Bonifica della Media Pianura Bergamasca che, sebbene abbia nel cassetto questo progetto da 16 anni, non riesce a rintracciare le risorse per le due vasche. E’ l’occasione per andare più nel dettaglio, dicendo che “servirebbero ad accumulare l’acqua in eccesso proveniente dalla diga del Barbellino e a rilasciarla nel Serio e nelle rogge di derivazione collegate quando ce n’è bisogno (Roggia Serio, Roggia Morlana, Roggia Borgogna)”.
Nell’estate di quell’anno, però, qualcosa sembra muoversi, con “il Consorzio di Bonifica della Media Pianura Pergamasca che presentò una richiesta per accedere ai fondi del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) per la costruzione delle due vasche”.
Ora, siamo nel 2022, stessa solfa: nei vari articoli di stampa si dice che “servono le vasche sotterranee di accumulo”. Che pena, che vergogna. Tanto bla, bla, bla, per poi non fare nulla, così come accaduto in questi 17 anni.
Che fare, quindi? Innanzitutto, appunto, fare memoria di quanto accaduto in questi anni, così, tanto per conoscere lo “storico” della vicenda. Poi, ovviamente, vergognarsi della nostra macchina politico-amministrativa. E sperare, sì sperare. L’unica soluzione che la vicenda lascia intravvedere è che sia la natura, in questo caso Giove Pluvio, a fare il suo corso, a regolarizzare le precipitazioni e il deflusso idrico del fiume Serio. Solo così noi non scriveremo più sul giornale delle nostre fantomatiche vasche sotterranee.
Andrea Bonomi









