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Tiziana Mosso, Direttore sanitario della Fondazione Honegger RSA onlus

19 Giugno 2018
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Tiziana Mosso, Direttore sanitario della Fondazione Honegger RSA onlus
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Nata a Canale d’Alba, in provincia di Cuneo, sposata con Cristian, Tiziana Mosso è una donna attiva e dinamica. Ama la fotografia, la natura e la storia antica. Ma soprattutto ama i viaggi, lunghi o brevi, anche le gite dietro l’angolo, basta che siano in posti particolari e magari poco conosciuti e poco frequentati. Noi la conosciamo come Direttore sanitario della Fondazione Honegger RSA onlus, un incarico che ricopre dal 2006. Ma la direzione di Paese Mio la intervista non solo per conoscerla meglio, ma per “entrare” nella cabina di regia della Fondazione Honegger RSA onlus, scoprendo progetti, servizi, attività di una realtà che sta ampliando i suoi scenari operativi.
Da segnalare che lo scorso 26 maggio, a Milano, nell’ambito dell’11° Convegno Nazionale SIPI (Società Italiana di Psicologia dell’Invecchiamento), ha ricevuto il Premio “Cesa Bianchi” alla memoria, per uno studio di rilevanza scientifica ed applicativa, su u tema che è in continuità con le linee di ricerca del Prof. Marcello Cesa Bianchi, illustre psicologo, neuropsichiatra e geriatra, scomparso nel marzo scorso all’età di 92 anni, considerata la personalità più rappresentativa della psicologia accademica italiana del secondo Novecento.

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Qual è il suo percorso di studi?
Mi sono laureata in Medicina e Chirurgia, presso l’Università di Torino, e successivamente mi sono specializzata in Psicoterapia cognitivo comportamentale. Proprio durante il periodo della specializzazione, mi sono avvicinata gradualmente al mondo della geriatria, facendo dapprima esperienza in alcune strutture geriatriche diurne, poi in piccole RSA del territorio. Mi sono così appassionata a questo mondo, tanto da impegnarmi soprattutto dal punto di vista formativo: così, dopo la specializzazione, mi sono perfezionata in psicogeriatria.

Perché si è specializzata in questo particolare ambito sanitario?
Un aspetto importante che mi ha motivato a lavorare in questo ambito è che il medico di RSA coniuga i punti di forza del medico di famiglia e del medico ospedaliero. Infatti, come il medico di base, ha la possibilità di instaurare una relazione continuativa nel tempo con il paziente (che in RSA preferiamo definire “residente”) e prendere in carico non solo le patologie, ma tutta la persona, con i suoi problemi quotidiani, e spesso anche il nucleo familiare di appartenenza. Come il medico ospedaliero, poi, ha la possibilità di lavorare in un’equipe multi-professionale e disporre di indagini strumentali che permettono una gestione delle problematiche cliniche in loco, senza dover ricorrere ad altri servizi. Pur avendo proseguito privatamente la professione di psicoterapeuta, ho trovato in RSA la mia dimensione professionale.

Come è arrivata nella Fondazione Honegger?
Vista l’esperienza positiva in altre strutture geriatriche della zona, nel 2006 decisi di partecipare alle selezioni per l’inserimento di un nuovo medico nell’organico della Fondazione, allora diretta dal dott. Antonio Cartisano.

Quali sono i compiti del Direttore Sanitario?
La responsabilità principale del Direttore Sanitario di una RSA è tutelare e promuovere il benessere dei residenti. Questo implica che bisogna vigilare sulle condizioni igienico-sanitarie e di sicurezza della struttura, ma anche favorire le condizioni per avere un ambiente accogliente e personalizzato; inoltre, garantire un buon grado di qualità clinico-assistenziale, attraverso la formazione del personale, la fornitura di presidi e strumenti idonei, il periodico monitoraggio degli indicatori di qualità assistenziale e l’aggiornamento continuo di protocolli e procedure. Pertanto, la Direzione Sanitaria gestisce, per la parte di competenza, i rapporti con la Regione, l’ATS, il Comune e gli altri attori della rete dei servizi (ospedali, medici di medicina generale, volontariato,…).

Qual è la realtà di una RSA?
Forse, molti non addetti ai lavori pensano ancora alle RSA come ai vecchi “ospizi” o alle “case di riposo”, che accoglievano soprattutto anziani parzialmente autosufficienti, con problemi sociali o di solitudine. In realtà, soprattutto in Lombardia, dove la Regione richiede alle strutture di soddisfare alti requisiti di qualità, le RSA (Residenze Sanitarie Assistenziali) si sono notevolmente evolute negli ultimi due decenni, trasformandosi in organizzazioni specializzate nella gestione della cronicità e della non-autosufficienza, spesso dotate di servizi variegati. La Fondazione Honegger, per esempio, offre un ampio ventaglio di servizi, che vanno dalla domiciliarità (RSA aperta, Servizio di Assistenza Domiciliare) alla semi-residenzialità-residenzialità (Centro Diurno Integrato, Alloggi Protetti, Residenzialità Assistita, RSA, Nucleo Alzheimer) fino a reparti con finalità riabilitative, come le Cure Intermedie.

Quali sono i progetti fin qui realizzati?
Negli ultimi anni, la Fondazione Honegger è cresciuta molto sia per i servizi esterni che per quelli interni. Nel 2017, vincendo il bando indetto dalla Società dei Servizi Sociosanitari Valseriana, siamo diventati enti accreditati per il servizio di assistenza a domicilio. Poi, abbiamo inaugurato un servizio innovativo, gli Alloggi Protetti, che colma un vuoto nella rete dei servizi. Per quanto riguarda i servizi interni, inoltre, questi sono stati riorganizzati con l’implementazione di infermieri e personale ausiliario e sono state inserite nuove figure che hanno accresciuto ulteriormente la professionalità dell’equipe e dell’assistenza fornita. Dal punto di vista medico, oltre al fisiatra e al geriatra già presenti, sono stati introdotti specialisti in dermatologia e vulnologia, pneumologia, cure palliative e terapia del dolore, audiologia, odontoiatria. Inoltr, è stato avviato il servizio di podologia interno (ma anche esterno, a costi contenuti, per il territorio). Recentemente, infine, sono entrate a far parte del nostro gruppo di lavoro anche lo psicologo e il terapista occupazionale. Da segnalare che la collaborazione con un servizio di radiodiagnostica domiciliare ci sta permettendo di effettuare indagini strumentali più complesse, come le radiografie e le ecografie, in RSA. Questo servizio ha reso molto più efficace l’intervento medico e ridotto i disagi per anziani e familiari.

E i progetti in corso di svolgimento?
Quest’anno abbiamo intrapreso, nei vari reparti, particolari percorsi di terapie non farmacologiche per persone con demenza, che coinvolgono anche esidenti molto compromessi. Si tratta di laboratori di musicoterapia, arteterapia e multisensorialità (camera e bagni multisensoriali). Grande successo ha ottenuto il teatro intergenerazionale “Per terra il cielo”, realizzato in collaborazione con la scuola materna “San Giovanni Battista” di Albino.

Com’è il rapporto con il territorio?
Da qualche mese, in collaborazione con i Servizi Sociali della cittadina, stiamo prendendo in carico gli anziani e le loro famiglie già prima dell’ingresso in RSA. Per tutte le persone in lista di attesa è prevista, se gradita, una mia visita domiciliare, finalizzata alla conoscenza reciproca, a dipanare i dubbi relativi all’ingresso e alla vita in RSA, etc. Inoltre, sono state messe a disposizione, per l’anziano in lista d’attesa o eventualmente per il suo caregiver, due incontri individuali con la psicologa, per elaborare i vissuti che riguardano questo delicato momento. Inoltre, per i familiari degli utenti dei nostri servizi domiciliari è stato creato un gruppo di auto mutuo aiuto, facilitato dalla psicologa e dall’educatrice.

Qual è il suo sogno nel cassetto?
Il mio sogno nel cassetto è ampliare i servizi della Fondazione, anche a favore di altri tipi di fragilità, di cui al momento non ci prendiamo cura. Ma non anticipo nulla, perché mi piace lasciare un po’ di curiosità.

Ti.Pi.

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