Un concerto da applausi con Verdi e la sua grande musica
La Corale in concerto ricorda il bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi e lo fa in maniera “superba”
Difficile per me, che non sono un critico musicale, ma solo un’appassionata di musica lirica, trovare le parole adatte a commentare questo concerto tenuto dalla Corale vertovese. Invitata a farlo, cercherò in maniera semplice ma sincera di descrivere le emozioni provate durante l’arco della serata.
Mi viene spontanea una prima considerazione, quella di affermare (e non credo di trovare smentite) che la Corale si conferma per l’ennesima volta all’altezza del compito assegnatole. Ha proposto infatti all’ascolto del folto pubblico che gremiva l’auditorium dell’ex Convento un programma di pagine verdiane tra le più belle e impegnative in occasione del bicentenario della nascita del grande compositore bussetano.
Mi piace poi mettere in evidenza l’ottima idea avuta: quella di unire Verdi a colui che potremmo definire il suo “santo protettore”: il vertovese Bartolomeo Merelli (potentissimo impresario del teatro alla Scala) che “costrinse” Verdi a uscire dal letargo nel quale era caduto e a mettere in musica il Nabucco, quando il maestro si era proposto di non scrivere mai più una nota di musica a causa delle sue disgrazie familiari e del “fiasco” tremendo della sua seconda opera: “Un giorno di regno”,
Originale e apprezzata da tutti la presentazione (a cura di Mario Moro) del concerto: apertasi con una breve narrazione della storia che unisce Verdi a Merelli e all’opera Nabucco col suo celeberrimo coro “Va’ pensiero”, è proseguita con la lettura del racconto auto-biografico indirizzato all’editore Giulio Ricordi, nel quale Verdi narra come Merelli lo costrinse ad accettare il libretto e la sua folgorazione nel leggere i versi: “Va’ pensiero….”… e per Verdi è la rinascita.
Da qui l’idea, direi molto originale di iniziare il concerto in modo assai inatteso per il pubblico: il presentatore dà lettura del racconto auto-biografico e, giunto alle parole del maestro Verdi «Senza saper come misi le mani sulla tastiera e cominciai a suonare», il pianista attacca l’introduzione del “Va’ pensiero”. L’emozione è forte. Penso: tutto si fermerà lì. Ma con somma e graditissima sorpresa il coro intona e canta il famoso inno, e ripeto con gradita sorpresa; perché la grande pagina non era riportata nella scaletta del programma di sala e nessuno si aspettava l’inedito inizio! L’applauso, oserei dire fragoroso che è seguito, non ha fatto altro che sancire ciò che ci si apprestava a vivere.
A preludio del concerto l’esecuzione dell’inno a Vertova, inno voluto e nato per iniziativa della stessa Corale e messo in musica da Alessandro Poli.
Dopo un omaggio a Donizetti e a Rossini, tutto il programma è entrato nell’olimpo della musica verdiana con pagine dal Trovatore, dalla Traviata, da I Lombardi alla prima Crociata, da La forza del destino. All’opera Nabucco viene riservata la chiusura, visto il tema del concerto, con l’esecuzione della “sinfonia”, magistralmente eseguita del pianista Samuele Pala, seguita dal maestoso coro d’introduzione: Gli arredi festivi, per terminare con il concertato finale “Immenso Jeovha”. Per la corale vertovese, nei cui confronti non è facile trovare parole, bastino gli scroscianti applausi e le richieste di “bis” a suggellare una serata da incorniciare. Col coro, preparato e guidato dal direttore Riccardo Poli, hanno ben figurato i solisti: Nadia Ruggeri, Antonella Facchi, Daniele Mutti, Silvano Ruggeri e Marco Ruggeri. Il pianista Samuele Pala (non lo scopriamo certo oggi) ha magistralmente accompagnato il coro, ben coadiuvato all’organo da Nicola Ruggeri.
Per questo concerto, entrato ormai a far parte della festa patronale di San Marco, resta solo da augurarsi che la tradizione continui per la gioia dei tanti cultori del bel canto, vertovesi e non, che anche per questa occasione non hanno lesinato il loro apprezzamento.
una appassionata…che ringrazia anche per il bel libro del centenario avuto in dono






