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Per capire meglio… la transizione ecologica (1^ puntata)

11 Ottobre 2021
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Per capire meglio… la transizione ecologica (1^ puntata)
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Transizione energetica, sviluppo sostenibile, fonti rinnovabili, trasformazione verde delle città, superbonus al 110%, fotovoltaico residenziale e industriale, comunità energetiche e mobilità elettrica. La redazione di Paese Mio intende svolgere per i propri lettori un servizio informativo sul vasto piano di transizione ecologica delineato dal Governo italiano, analizzando i suoi ambiti di azione, uno al mese, per cercare di spiegare il disegno di un nuovo modello di città che si vuole prefigurare per i prossimi anni: appunto, la “città elettrica”.
Oggi la transizione ecologica è al centro del dibattito politico e dei progetti di molti tra i più importanti Stati d’Europa e del mondo. L’obiettivo è quello di realizzare un processo di cambiamento, un rilancio dell’economia e dei settori produttivi all’interno di un quadro delineato e ben definito che metta al centro la tutela e il rispetto dell’ambiente.
Tale mission consentirà un contrasto efficace alla crisi climatica, diventata un’emergenza stringente e non più rimandabile, la riduzione della dipendenza energetica dai paesi esteri e dalle fossili, nonché un argine al dilagare degli squilibri sociali evidenziati ancora di più dal protrarsi della pandemia, che ha ridisegnato e modificato abitudini e quotidianità di tutti noi.
Questo passaggio avverrà attraverso progetti, di vario tipo, che andranno ad impattare sia sull’essere umano, sia sull’ambiente, definendo uno stile di vita non solo indirizzato verso l’ecosostenibilità ma anche più economico.

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Cos’è la transizione ecologica
Con transizione ecologica, l’ambito di competenza del nuovo Ministero della Transizione Ecologica (il MITE che sostituisce il vecchio Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare, inglobandone tutte le competenze e acquisendone alcune di nuove, tra cui appunto le competenze chiave nel processo di transizione ecologica) guidato da Roberto Cingolani, fisico e direttore dell’istituto Italiano di Tecnologia, si intendono tutte quelle politiche territoriali, ambientali ed energetiche che puntano a portare l’Italia dall’attuale stato di arretratezza ad uno stato di virtuoso utilizzo di energie rinnovabili, appunto attraverso politiche a favore dell’ambiente e della transizione energetica.
Con “Transizione Ecologica” si intende il passaggio o la trasformazione da un sistema produttivo intensivo e non sostenibile dal punto di vista dell’impiego delle risorse, a un modello che invece ha nella sostenibilità, ambientale, sociale ed economica, il proprio punto di forza.
Lo snodo è dunque chiaro: la produzione di energia pulita, rinnovabile e a basso impatto ambientale. Beh, un bel progetto: si pensi, infatti, che circa l’85% di energia utilizzata in tutto il mondo ogni giorno proviene dal consumo di combustibili di origine fossile (petrolio e derivati) e soltanto il restante 15% proviene da fonti di produzione di energia sostenibile e rinnovabile (nucleare e altre fonti).
E’ oltremodo importante rendere presto l’Italia e lo stile di vita degli italiani “carbon neutral”, azzerando le emissioni di CO2 che le quotidiane attività umane, come i trasporti, gli spostamenti personali, il riscaldamento (domestico e non) e le attività produzione, produttive generano ogni minuto di ogni giorno di ogni anno, in continuazione. E’ assolutamente impellente la necessità di cambiare rotta, per non rischiare che l’attività umana odierna porti ben presto il pianeta verso una deriva irreversibile.

Come mettere in pratica la transizione ecologica
Partendo dal presupposto che un’inversione di rotta significa un drastico cambiamento nella vita e nelle abitudini di ognuno di noi, bisogna immaginare una generale trasformazione che coinvolga tutti i settori della vita e dell’economia del Paese. Ridurre l’impatto negativo che abbiamo sull’ambiente vuol dire modificare profondamente il nostro modello di sviluppo. Ma come? Adeguandosi rapidamente a quelli che sono i modelli dell’economia circolare. Le risorse a disposizione non sono infinite, spiegano gli ecologisti, è necessario aderire ad un sistema di produzione che consenta di prendere una materia e non esaurirla, ma continuamente utilizzarla, trasformandola.

I cinque punti della transizione ecologica
Per riuscire ad aderire a questo nuovo modello di economia circolare, il Ministero per la Transizione Ecologica ha stilato una lista di 5 punti cardine che, se applicati con metodo e rigore, potranno accompagnare l’Italia e i suoi abitanti ad una soddisfacente transizione ecologica ed energetica, con notevoli vantaggi sia sull’ambiente che sulla salute degli italiani.

1. Transizione energetica basata sulle rinnovabili
Per ridurre l’emissione quotidiana di CO2, bisogna attuare una transizione energetica. Con gli accordi sul Clima di Parigi del 2015, l’obiettivo è la riduzione, fino all’azzeramento, delle emissioni inquinanti entro non oltre il limite del 2050.
2. Agricoltura ed economia circolare
Anche il settore agricolo avrà bisogno di una consistente riforma con l’introduzione di misure migliorative: investimenti per la transizione verso un modello agroecologico, riducendo le emissioni di CO2 con la diminuzione del numero di animali allevati e riducendo l’utilizzo di pesticidi dannosi, preferendo un’agricoltura biologica. L’economia circolare sarà invece attuata prevenendo la produzione di rifiuti e impiegando in maniera alternativa (“materie seconde”) quelli che vengono prodotti per necessità.
3. Mobilità a zero emissioni
Il settore dei trasporti è strategico per arrivare ad una piena transizione ecologica: infatti, tanta parte delle emissioni di CO2 giornaliera è rilasciata dal settore dei trasporti. Attualmente, si punta ad una mobilità sostenibile “a zero emissioni”, introducendo agevolazioni e incentivi per far circolare, entro il 2030, almeno 6 milioni di veicoli elettrici.
4. Stop alle trivelle
Altro passo fondamentale della transizione ecologica è lo “stop alle trivelle” ovvero alle perforazioni in cerca di nuovi giacimenti di combustibile fossile che sfruttano e danneggiano il territorio, incentivando la mobilità tradizionale a propulsione fossile.
5. Tutela della biodiversità
La tutela della biodiversità deve diventare un dovere prima di tutto morale: si avverte la necessità di preservare, e reintegrare dove necessario, l’integrità degli ecosistemi. Quindi, opere di salvaguardia della biodiversità marina e della tutela del patrimonio boschivo.

(continua)

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