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Demolita la ciminiera della ex-DO.MA.DE (Dolomite, Magnesio e Affini): si riqualifica l’area

22 Gennaio 2021
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Demolita la ciminiera della ex-DO.MA.DE (Dolomite, Magnesio e Affini): si riqualifica l’area
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Sembrava di essere a teatro, nel primo atto di un grande spettacolo. E, in effetti, non erano poche le persone che, incuriosite da tre squilli di tromba, si sono assiepate lungo via Canale, quale fosse un palco, per godersi gratuitamente la demolizione della ciminiera della ex-DO.MA.DE. (Dolomite, Magnesio e Affini), alta 55 metri, che svettava nell’area degli ex-“Forni nuovi” Perani. Un bel botto, appena dopo mezzogiorno, e la ciminiera, minata alle fondamenta, è crollata in 8 secondi, schiacciandosi su se stessa e spezzandosi in due tronconi. Poi, un gran polverone, peraltro attenuato dai getti d’acqua lanciati dalle autobotti, che la ditta Bergamelli, titolare della demolizione, aveva provveduto a sistemare in zona.
A coordinare le operazioni di demolizione c’era Luca Baldassarri, di Ardesio, tecnico della ditta specializzata Fitzcarraldo di Valmadrera (Lecco), assistito da Alberto Valt della Pravisani spa e da Angelo Magni, ex-direttore della cava Italcementi di Colle Pedrino (Palazzago). Coinvolti anche i volontari del Gruppo Comunale di Protezione Civile, gli agenti della Polizia Locale e i Carabinieri della stazione di Fiorano al Serio, che hanno provveduto a bloccare, a scopo precauzionale, via Canale e tutti gli accessi all’area. Per il brillamento della ciminiera sono stati impiegati 34 chili di esplosivo (dinamite), disposti in 56 fori di mina e innescati da 99 detonatori.
Come detto, la demolizione del “caminone” (così è chiamato dai vertovesi) è il primo atto di uno “spettacolo” più ampio e articolato: un progetto di riqualificazione dell’ex-complesso industriale sorto verso la fine degli anni ’40 del Novecento, dove, nel forno rotante lungo 75 metri, si produceva dolomite, dolomite stabilizzata in mattoni, cemento ad alta resistenza e calce idraulica.
L’attuale proprietaria dell’area (16.000 metri quadri) è la “Bruman’s” spa di Bruno Scarpellini, che ha predisposto da tempo un progetto di piano integrato (fu approvato dal consiglio comunale di Vertova nel 2011), che prevede, oltre alla demolizione delle strutture esistenti, come appunto la ciminiera, la riqualificazione dell’area e la costruzione di nuove strutture e servizi, tra cui anche attività direzionali, ricettive, artigianali e commerciali (si parla di un albergo e un supermercato), per un investimento di circa 50 milioni di euro. Rispetto al progetto originario non verranno costruite le palazzine residenziali previste su sei piani.
I lavori dovrebbero iniziare quest’anno, peraltro già corredati dalle autorizzazioni necessarie. Non per nulla il Comune di Vertova, a suo tempo, aveva già incassato gli oneri di urbanizzazione, poi impiegati per la sistemazione di alcune strade del centro storico, fra cui via San Rocco.
Per la cronaca, i cosiddetti “Forni nuovi” Perani (così chiamati per distinguerli dai “Forni vecchi”, in numero di quattro, risalenti al 1924 e in parte già ristrutturati in anni recenti), furono fatti costruire dai fratelli Placido, Nino e Mario Perani a metà degli Anni Cinquanta e dismessi nel 1994. La costruzione ebbe inizio, a opera della Società Breda, nel 1941, ma a causa della guerra i lavori furono interrotti. Solo nel 1947 il nuovo forno rotante entrò in funzione per produrre dolomia stabilizzata, cemento ad alta resistenza e calce idraulica. Il complesso fu realizzato nei pressi della stazione della ferrovia di Valle Seriana, e i binari raggiungevano con una derivazione il piazzale della ditta. Il nuovo forno era alimentato dal calcare estratto dalla cava del Costone, allora di proprietà dei Perani, oggi di Unicalce.
La società costituita per impiegare il forno fu chiamata DO.MA.DE. (DOlomia, MAgnesio e DErivati). Ogni attività produttiva cessò nel 2003.

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