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Madonna del Petello – una storia, un’attualità

7 Aprile 2014
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Madonna del Petello – una storia, un’attualità

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Il 1º Maggio 2014 presso l’antico Oratorio di S. Maria delle Grazie del Petello, contrada di Bondo di Albino, si festeggia l’inizio del mese mariano. La manifestazione è organizzata dalla Parrocchia di Bondo Petello in collaborazione col gruppo di volontari, Grazia, Andrea, Paolo, che continuano l’opera di rivalutazione di questa chiesa con interventi di manutenzione dell’interno e dell ‘area esterna.

 

Per la fine dello stesso mese alla Madonna del Petello è previsto l’arrivo di una competizione podistica organizzata dall’U.S. Bondo. Il tutto per richiamare l’attenzione sull’ importanza e sulla bellezza del luogo, meta di pellegrinaggi e di escursioni, situato a mezza costa del M. Rena, lungo il sentiero per il monte stesso e sull’antica mulattiera per Amora, per Comocco e Ganda, ora sentiero CAI n.537. Consigliabile per escursionI a piedi, il luogo è dotato all’esterno della chiesa di una panoramica area attrezzata per incontri conviviali di comitive o di gruppi familiari, con tavolate e panche, camino, tre griglie e legna già pronta per chi ama le grigliate. Dati i costi per la manutenzione , è gradita un’offerta nell’apposita buca.

E mentre si mangia in compagnia, fra le conversazioni varie non deve mancare qualche riferimento alla storia del luogo essenzialmente legata alla storia della chiesetta.

Da alcune ricerche effettuate da Cornelio Carrara organista di Desenzano e da Giovanni Tribbia che cura l’archivio della parrocchia di Bondo Petello, entrambi appassionati di storia locale, gqsi ricavano interessanti notizie storiche sul luogo e sull ‘antico Oratorio.

Petello verso la fine del medioevo andò diventando gradualmente una contrada abitata da diverse famiglie, molte delle quanli discendenti da certo Magistro Donato, citato in un documento del 1380 in quanto stabilitosi in Aviatico. Da questo Donato si sarebbero diramate altre famiglie di Ama, Amora, Ganda, Petello, Bondo e Albino, comunità che dipendevano nel civile e nel religioso da Albino, quando la chiesa battesimale di S. Giuliano era l’unica abilitata alla celebrazione oltre che dei battesimi anche dei funerali.

Molte di quelle famiglie avevano il cognome Carrara e per distinguersi fra loro si attribuirono diversi soprannomi, più di una cinquantina, come ad esempio Cuter, Zambunì, Zanì, Pistolècc, Ruchì, Grassi… Fu una famiglia di Amora con quest’ultimo soprannome che edificò in contrada Petello una cappelletta con portico antistante. Questa, siccome i vescovi in visita pastorale scrivevano il soprannome Grassi in latino, De Gratiis, fu chiamata tribulina delle Grazie. Anche a motivo della icona lignea posta sopra il piccolo altare raffigurante la B.V.Addolorata la cappella fu chiamata “Beata Vergine delle Grazie”.

A questa cappella erano soliti sostare i cortei funebri verso S.Giuliano e più tardi gli abitanti dell’altopiano ottennero che alla cappella del Petello salissero a prendere le bare i parrocchiani di Albino. Questa usanza durò fino al 1754, quando divenne chiesa parrocchiale e quindi battesimale quella di Amora.

Nel 1688 gli abitanti della contrada Petello chiesero di poter avere in loco la celebrazione delle messe, particolarmente per gli infermi, “poiché la contrada dista due miglia dalla Parrocchia ed è difficile portare il Santissimo anche per la strada scabrosa…La contrada ha una tribulina assai spaziosa che con poca spesa si può ridurre in chiesa. Gli abitanti, benchè poveri, concorrono largamente per le cose necessarie alla chiesa”

Il 19 luglio 1688 il Vicario Episcopale incaricò il Vicario Foraneo di certificare l’idoneità alla celebrazione e ciò fu fatto da Pre’ Giulio Fiammarello il 28 luglio. Il giorno successivo venne concessa la celebrazione di messe dal Vicario episcopale Pompilio Pellicioli.

Fu insomma raggiunta l’auspicata autonomia nel culto e al tempo stesso fu riconosciuta l’autonomia amministrativa, in modo che col piccolo patrimonio incrementato dalle elemosine e col volontariato si poterono compiere i lavori di consolidamento e ampliamento della cappella.

Negli anni successivi andò acquistando consistenza anche l’asse dei capitali immoboliari. Infatti ad esempio con atto di donazione del 17 settembre 1690 Giovanni q.Martino Carrara di Petello cedette in proprietà come dote alla ‘fabbrica’ due pezze di terra ‘campive e ripate’: il “campo Zanno” in Petello di pertiche 1,5 e la pezza di terra detta “nella valle” pure in Petello, di pertiche 3 e 18. Il valore totale dei due beni era di 100 scudi e fruttava una rendita annua di 4 scudi da L.7 ciascuno. Poca cosa se si pensa che un muratore allora costava circa 4 lire al giorno.

Due anni dopo anche Don Giulio Fiammarello fece donazione all’Oratorio di una pezza di terra chiamata “Campo alla tribulina” .

Il compito di amministrare il piccolo capitale veniva assegnato a tre sindici che si avvalevano di un tesoriere, mentre la tenuta dei beni dell’inventario e dell’edificio fu assegnata al sagrestano.

Furono previsti anche locali per l ‘eremita ( römét), ma non figura nessuno con questo incarico.

Dagli atti delle visite pastorali si deduce che il luogo di culto è sempre stato decentemente accudito, ma solo fino al decreto napoleonico del 1805 che soppresse le autonomie dei Luoghi Pii e segnò l’inizio di una decadenza e trascuratezza. Ecco allora l’impegno assunto dai benemeriti volontari Salvo, Battista, Fulvio e Maria di arrestare, a partire dalla seconda metà del secolo scorso, quel degrado e di provvedere personalmente alla lodevole opera di manutenzione ordinaria e straordinaria di un luogo di culto dove il decoro favorisce in tutti i visitatori e i frequentatori la disposizione alla preghiera. L’amore per questi beni storici, culturali e religiosi non mancherà dunque di riportare questa graziosa chiesetta e questo luogo ameno, ricreativo del corpo e dello spirito, all’antico interesse che li fece nascere e crescere.

 

Angelo Bertasa

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