Per secoli, e fino ad almeno la seconda metà del secolo scorso, l’uso dei colori nelle finiture degli edifici si è caratterizzato per la carenza di vistosità, per lo smorzamento dei toni, per l’impiego di materiali non chiassosi.
Non che nell’uso del colore non vi fosse la volontà di una scelta espressiva, ma questa era sempre commisurata alle caratteristiche dei materiali (naturali) disponibili e ogni realtà locale aveva strumenti e prassi proprie, tramandate di generazione in generazione. I luoghi che hanno saputo preservare fino ad oggi questa identità sono esempi universalmente riconosciuti di armoniosità percettiva e di bellezza.
Nei nostri territori, ove questo patrimonio è andato purtroppo parzialmente perduto, è allora opportuno, innanzi tutto preservare quanto si è salvato, per recuperare l’immagine e i valori che scaturivano dalle logiche progettuali del passato; ma soprattutto porre un argine a scelte che appaiono sempre più spesso affidate a mode passeggere o al gusto personale della committenza, del costruttore o del progettista.
Al fine di individuare una corretta gamma cromatica da inserire nelle cartelle dei colori si è partiti da un approfondito rilievo fotografico, alla ricerca delle cromie permanenti e delle tracce di colorazione tradizionale, ancora presenti negli edifici di antica fondazione, nei centri storici e negli edifici rurali sparsi.
L’analisi si è estesa anche al territorio di Vertova, data la scarsità di tracce di colorazione superstiti in entrambi i territori: tra gli edifici individuati solo alcuni conservano le caratteristiche tipologiche e gli elementi morfologici originali di facciata, mentre la maggior parte risultano compromessi o irrimediabilmente alterati per interventi pregressi o di nuovo impianto derivato da sostituzione edilizia. Anche per tale ragione, e poiché non è stato possibile rilevare tradizioni strettamente locali nell’uso del colore, si è scelto di integrare la base di lavoro con le tavolozza dei Colori del Piano di Bergamo. Tale Piano, redatto nel 2014 ed esteso ad una vasta porzione della zona storica di città bassa, individua una estesa varietà di tinte, da utilizzarsi per i fondi murari, i serramenti, le opere in ferro. Le cartelle dei colori ammessi dal Regolamento di Colzate è pertanto il frutto di una riduzione dell’estesa ricerca fatta per Bergamo, combinata con gli esempi riscontrati in loco: sono individuate 82 tinte per le tinteggiature di facciata, 9 per le zoccolature, 13 per serramenti e sistemi oscuranti, 8 per i ferri, ritenute ricorrenti e idonee a caratterizzare la qualità del costruito locale. Tuttavia, il Regolamento contempla la possibilità, nel caso si rilevino tracce di coloriture originarie non ascrivibili alle tinte individuate nelle cartelle dei colori allegate, di estendere la mazzetta dei colori ammessi.
Il Regolamento del Colore disciplina tutti gli interventi sull’involucro degli edifici, dalla manutenzione alla nuova costruzione, occupandosi in modo specifico della tinteggiatura dei vari elementi che lo compongono, comprendendo non solo le superfici murarie, ma l’insieme delle componenti del progetto architettonico quali serramenti, sistemi di oscuramento, ferri e tutto quanto concorre a formare la percezione cromatica delle costruzioni.






