Un percorso turistico-culturale
Corre sulle bocca di molti Gazzanighesi l’espressione: “Gazzaniga sta perdendo l’importanza che aveva un tempo. A poco a poco perde i suoi pezzi migliori”. Effettivamente, non si può non considerare vere queste frasi o simili. Non ha più la grande industria, ha perso l’ospedale, lo scalo ferroviario, gli alberghi del secolo scorso, tanti negozi ambiti anche dai forestieri e chi più ne ha, più ne metta. In ogni analisi tuttavia c’è sempre anche il rovescio della medaglia. Se ha perso l’industria ha potenziato il terziario, se ha perso alcuni servizi ha guadagnato nel volontariato, se l’aspetto socio-economico lascia desiderare, ha guadagnato nell’aspetto culturale, vedi scuole superiori, iniziative varie.
Gazzaniga inoltre non ha perso la sua storia. Ed è proprio la storia a stimolare la ripresa nel futuro.
Il percorso turistico culturale con 13 tabelle didattiche collocate in diversi punti significativi si propone come un sommario della storia del territorio mirato a mantenere viva la memoria della comunità. Ma è anche un sommario dei beni ambientali, delle risorse da valorizzare per una comunità in sviluppo. E emerge oggi la convinzione che lo sviluppo non può essere solo economico, magari a danno della dignità della persona.
Frutto di 20 anni di osservazioni e ricerche sia in senso diacronico, cioè riguardo alle trasformazioni succedutesi nel corso dei secoli, sia in direzione sincronica riguardo all’aspetto attuale del territorio, il lavoro svolto per il percorso in oggetto vuol essere anche un invito a conoscere meglio la propria terra per una migliore presa di coscienza della problematica che può essere orientata a migliorare le condizioni di vita offerte dai beni ambientali e culturali.
Lo stesso percorso è diventato anche una risorsa turistica grazie all’intervento, prima del CAI con la scuola, poi dell’amminisrrazione comunale che ha trasformato i relativi sentieri fangosi in piste percorribili con ogni condizione del tempo e a portata di tutte le gambe…e di tutti i cervelli.
Ma come si svolge questo percorso?
Parte dal punto in cui è rappresentata la storia più antica, su un tabellone geologico ( n.2). Ogni sasso esposto nell’apposita area rappresenta un preciso periodo in cui si è formato, è indicato il luogo di provenienza e l’eventuale utilizzo.
Vicino all’ingresso con sottopasso un primo tabellone sintetizza l’intero percorso (n.1)
Da qui l’itinerario prosegue attraversando i luoghi dove purtroppo sono scomparsi quasi tutti i segni delle attività del passato, quali la roggia dei molini che macinavano i “grani” già nel Medioevo, i folli che feltravano i pannilana, le ciodére che li stiravano esposti al sole, le filande, il filatoio, i due lavatoi. Sono rimasti il Quartiere Operaio e il ponte del Cotonificio. Sulle figure di operai che si recano al lavoro è descritta l’evoluzione dell’attività di Gazzaniga dal lanificio, al setificio, al cotonificio e vicino al ponte un tabellone racconta l’interessante storia del ponte dello Stabilimento (n.3 e n.4) .
Rappresentativo del periodo della seta è poi il mausoleo Briolini (n.5), di cui si è parlato e scritto molto, e fatto oggetto di recenti restauri.
Proseguendo in Via Marconi, si può vedere l’area espositiva del marmo nero, prerogativa di Gazzaniga e Orezzo e leggere il pannello (n.6).
La chiesa prepositurale di S.M. Assunta e S. Ippolito è visitabile con un librettto-guida che si trova vicino all’ingresso laterale ovest. Proseguendo lungo Via Manzoni, a sinistra si possono vedere la casa dei Manni (Angela Corna), la stazione delle diligenze postali, una casa patrizia con la data 1478 sul portale, e a destra un tratto delle mura del borgo medioevale e più avanti la scaletta dove si può leggere un tabellone riguardante appunto il centro storico più antico (n.7).
Dopo aver visitato il borgo medioevale, la fontana cinquecentesca, la piazza del consiglio nelle vicinanze della chiesa, si torna in piazza XXV aprile per imboccare via Dante ricca di portali quattro-cinquecenteschi e dove, superate le scuole elementari e la Casa S. Giuseppe, sulla sinistra all’ingresso di Via Valle Misma è esposto il pannello che sintetizza le informazioni più importanti che verranno sviluppate lungo la traversata dei colli (n.8).
All’imbocco del sentiero dei Grumelli o del 25º di fondazione del CAI un tabellone (n.9) illustra le cose più importanti da vedere nel tratto, fino alla località Mozzo di Sotto, ricco di testimonianze storiche e naturalistiche.
Raggiunto Mozzo,che deriva il toponimo dalla presenza di una torre mozza, il tabellone (n.10) illustra ciò che si vede nel tratto Mozzo-Masserini passando dalla Valle Misma alla Valle S. Carlo e dal colle del Mozzo al colle dei Masserini. Sono indicati anche due percorsi facoltativi, uno per raggiungere la cappella dei Grumelli osservando lungo il sentiero il limite fra il fondo argilloso dell colle alluvionale e il fondo di rocce sedimentarie triassicgli affioramenti di argillite nerastra fissile di Riva di Solto; l”altro per visitare la torre di avvistamento sul colle del castello deviando a sinistra quando si raggiunge la valletta di S. Carlo.
Raggiunta la frazione dei Masserini, nei pressi della cappella un altro tabellone (n.11) illustra il tratto Masserini-S. Rocco che attraversa in quota i due rami del torrente Masserini per rggiungere i colli di Sergagneta e di S. Rocco dove è da visitare l’antico Oratorio di S. Rocco al Lago.
A questo punto il tabellone (n.12) indica un percorso alternativo: salire verso Gandalunga, dopo aver attravesato il torrente Rova-Rocliscione, per visitare la grotta preistorica del Büs Büsac e scendere a Rova seguendo la strada bitumata; oppure continuare il percorso normale seguendo la strada comunale della Costa.
Entrambi i percorsi fanno ritrovare in piazza S. Mauro per visitare le ultime cose indicate sul tabellone (n.13), dopo di che l’anello si chiude al giardino geologico da dove è partito.
Il percorso è da fare senza fretta, almeno in due ore senza i tratti alternativi, soffermandosi ad osservare la singolare geomorfologia, cioè la forma del terreno assunta a seguito di fenomeni fluviali durante i periodi interglaciali dell’Era Quaternaria che corre da 1,8 milioni di anni fa a tutt’oggi (v.tavole 8 e 9). Ad osservare il paesaggio che in parte è conseguenza di fenomeni naturali, ma in parte frutto dell’intervento umano. Ad ossarvare la vegetazione, le aree disboscate per necessità alimentari, i castagneti, i cerreti, le riforestazioni spontanee, le cascine, i terrazzamenti, i fiori, la fauna, le attività svolte ora e nel passato, i segni devozionali, le abitazioni primitive, e quant’altro. Insomma per imparare a rendere ancora più distensive le passeggiate unendo il dilettevole all’utile. La moderna medicina va scoprendo che la salute del corpo dipende in gran parte dalla salute e dall’attività della mente. Buon passeggio,…con occhi aperti!
Angalo Bertasa






