Nella piazza di Vall’Alta, dedicata a Mons. Roberto Nicoli, da tutti chiamato don Berto, è stata inaugurata lo scorso 26 gennaio un’opera d’arte di Luca Gnizio, ecosocial artist, che ha fatto del riuso dei materiali e dell’attenzione all’ambiente e al sociale la sua missione. Si tratta, infatti, di una seduta scultorea di ecodesign, realizzata con materiali di riciclo a chilometro zero, che si propone di rafforzare e perpetuare, nel 20° anniversario della morte, il ricordo di don Berto, il primo missionario della Diocesi bergamasca in Bolivia, scomparso nel giugno 2005.

L’opera, arricchita da elementi dal valore simbolico, intende custodire la memoria del missionario nel cuore del suo paese natale, dove nacque nel settembre del 1923. Opera installata proprio nella piazza, che già nel 2015 gli era stata dedicata, a dieci anni dalla morte.

La seduta è realizzata con i resti di produzione delle pietre coti, che provengono da una raccolta personale di Marcella Ligato, imprenditrice di pietre coti ed erede di una delle industrie più importanti del territorio, fondata dal nonno Edoardo Gavazzi. Il materiale è stato donato, grazie anche alla collaborazione con l’Associazione culturale “La Pradalunga” di Pradalunga e i contributi di Acerbis Italia, Buena Suerte, Eurozeta, La Bambolina, Nicoli Trasporti Spedizioni, Persico Group e Sitip Industrie Tessili, e con la

collaborazione del Comune di Albino e della Parrocchia di Vall’Alta.

L’opera è stata inaugurata dal sindaco Daniele Esposito e dall’artista lodigiano Luca Gnizio.

L’intero Consiglio Comunale ha accolto con entusiasmo la proposta di installare una panchina artistica in memoria di don Berto, illustre albinese – ha sottolineato il sindaco Daniele Esposito – Con la sua fede e la sua passione, don Berto ha svolto un servizio straordinario a favore dei più deboli in Bolivia, lasciando un segno indelebile in quella terra. La panchina nella piazza, perché è un luogo simbolico, che perpetuerà il ricordo del suo impegno e della sua missione. Un grazie sincero a coloro che hanno reso possibile questa realizzazione”.

È stato per me un onore, e insieme una sfida, interpretare con il mio lavoro il ricordo di una vita straordinaria – ha dichiarato Luca Gnizio – Un’emozione unica scoprire, giorno dopo giorno, negli studi necessari alla sua realizzazione, la storia di questo sacerdote che ha dedicato tutto sé stesso agli altri. Cercare nuove linee, proporre letture inedite per materiali antichi, ma soprattutto restare fedele al messaggio di don Berto. Spero, davvero, di esserci riuscito”.

A presenziare alla cerimonia anche il parroco don Gianluca Colpani, l’ex-parroco don Daniele Belotti che ha benedetto l’opera, e il consigliere delegato per la Valle del Lujo Ubaldo Colleoni.

È una seduta fatta con la pietra cote, una pietra ruvida – ha spiegato l’ex-parroco don Daniele Belotti, che ha seguito l’iter realizzativo fin dall’inizio – Lavorandola, però, diventa preziosa e accogliente. Come la panchina, che ha una forma semi-circolare, simbolo di accoglienza, così è stata la vita di don Berto. Nel 1962 lui partì per la Bolivia, nello stesso giorno in cui a Roma si aprì il Concilio, è stato il primo missionario diocesano”.

La pietra ha una simbologia molto forte – ha aggiunto l’artista Luca Gnizio – In quest’opera si vuole rappresentare quel rapporto intimo con la fede che è accogliente e non contundente e invalicabile”.

La realizzazione dell’opera era nata già prima della pandemia – ha proseguito don Belotti – L’idea, però, ha avuto dei ritardi e si è concretizzata solo adesso. E’ stata commissionata all’artista Luca Gnizio, perché si è individuata, nel suo lavoro artistico, una sensibilità che si avvicina molto al caro don Berto, per la sua attenzione decennale all’ecologia e al suo operare coinvolgendo cooperative e individui che spesso, a motivo della loro fragilità, sono considerati “scarto” nella società

Presente anche una nutrita rappresentanza di cittadini, tra cui tanti giovani, che hanno sfidato la pioggia pur di sentirsi vicini alla figura di don Berto.

Una sottolineatura sull’opera anche da parte della Dott.ssa Maura Cassanelli, vicepresidente e portavoce dell’Associazione culturale “La Pradalunga” – “E’ stato prediletto un elemento locale, quale la pietra cote della cava presente in località “Valotella”, ad Abbazia, in Valle del Lujo. Per secoli l’escavazione, la produzione e la commercializzazione delle pietre coti hanno costituito attività primarie della zona. Toccare e osservare questi pezzi di pietra equivale a leggere e rivivere pezzi di storia e scene di vita di lavoratori, lavoratrici e imprenditori legati alla ricchezza di questa tipica e secolare produzione

 

Paolo Salamoni