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Memoria di Dante Spinelli, maestro e partigiano, a 30 anni dalla morte

11 Marzo 2014
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Memoria di Dante Spinelli, maestro e partigiano, a 30 anni dalla morte

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Dante Spinelli nasce ad Albino, il 4 ottobre del 1921, da Giovanni e Laura Mutti. Notevole è la figura del padre, socialista. Questi, eletto Consigliere Comunale nelle prime Elezioni Amministrative libere e democratiche del 17 marzo 1946, sarà fra i promotori, il 15 febbraio del 1948, della dedica di una via di Albino al martire socialista Giacomo Matteotti, ucciso dal fascismo nel 1924, insieme con la via dedicata a Vittorio Gasparini, su proposta di Luigi Goisis, futuro Sindaco di Albino.

Anche Dante Spinelli, maestro elementare, è socialista, laico, non praticante la religione cattolica.

Dante diventa anche partigiano, prima nelle formazioni di “Giustizia e libertà” della Brigata “Gabriele Camozzi”, in particolare nel distaccamento “Mario Calegari”, intitolato alla memoria del partigiano albinese caduto nella battaglia della Manina il 27 settembre 1944 (distaccamento che raccoglieva un nutrito gruppo di comendunesi, tra cui piace ricordare Costante Noris, scomparso nel settembre 2012). In seguito, dopo il trasferimento in Valle Seriana di reparti dell’Ansaldo, si adopera nell’organizzazione del secondo distaccamento della 170^ SAP Brigata “Garibaldi” che aveva il suo centro nelle fabbriche, assumendo l’incarico di Commissario Politico.

Un racconto anonimo, ma a lui attribuibile, evoca l’atmosfera della lotta partigiana, sui monti albinesi della Valle del Luio, in particolare nel bosco “Fellòng”, toponimo riferito alla zona tra il Colle Gallo e Casale di Albino. I protagonisti sono due partigiani Plok e Maester, i cui nomi di battaglia corrispondono ai nomi riportati su due foglietti manoscritti con i ruoli del II° distaccamento della 170^ garibaldina, datati 31 gennaio 1945 e 3 febbraio 1945. Plok, operaio meccanico, risulta dotato di fucile mitragliatore Bren; mentre Maester, insegnante, è il Commissario del distaccamento (gli originali del racconto e dei documenti vennero donati, il 1° maggio 1975 dai “superstiti partigiani”, guidati dal Presidente della Sezione ANPI di Albino, Dante Spinelli, alla Biblioteca Comunale e depositati in copia dal direttore Gaetano Pezzoli all’archivio dell’Istituto bergamasco per la storia della Resistenza e dell’ età contemporanea).

Il racconto, dal titolo Seppellimento, venne riproposto nel 1994, sulla rivista Studi e Ricerche di Storia contemporanea (n. 42) in un articolo a cura di Giuliana Bertacchi, che così lo presentava: «Due partigiani, Plok (Sasso) e Maester (Maestro), entrati nel bosco per raccogliere castagne, si imbattono in un vecchio e mal ridotto contadino, sopravvissuto in extremis alla violenza dei “mongoli” che qualche giorno prima, nel corso di un rastrellamento, sono passati dalla sua baita. Gli hanno lasciato, oltre alla razzia, alla devastazione e ai maltrattamenti, un “ricordo” macabro e pericoloso: il cadavere di uno di loro, gettato nella fossa vicino alla baita. “Se lo trovano, bruciano il bait e poi mi impiccano” è il giustificato timore del contadino. Il vecchio chiede soccorso ai partigiani, anzi propone loro una sorta di scambio: l’arma dell’ucciso, contro l’indispensabile aiuto per trasportare e seppellire il cadavere un po’ più lontano. E così avviene». Si distingue, in questo frangente, il comportamento di Maester: «l’atteggiamento che questi assume di fronte al nemico ucciso che lo differenzia nettamente dagli altri personaggi, il contadino e il partigiano Plok, facendogli assumere nella vicenda, senza ostentazioni e sottolineature, il ruolo di coscienza critica e di riferimento etico. Si avverte in lui l’affiorare di una pietas sofferta e pudica, che gli permette di vincere il raccapriccio alla vista del cadavere mutilato e di pronunciare una rapida, intensa preghiera sulla sua tomba: “E’ sempre una creatura umana. E’ morto. Non può più far male a nessuno. E poi ci ha regalato un mitra. Quiescat in pace. Amen”».

Nel dopoguerra, Dante Spinelli, per circa quarant’anni, è insegnante elementare alle Scuole “Fratelli Bulandi” di Albino, con classi maschili. Gli ex alunni, lo ricordano autorevole, serio, riservato, stimato e corretto, a tal punto da rifiutare piccoli regali delle famiglie o, se accettati, da distribuirli fra la classe.

Appassionato di storia locale, nel 1957 contribuì con un saggio al libro Albino, curato da tutti i maestri e le maestre del capoluogo; il suo era il primo tentativo recente di storia, intitolato Pagine di storia della nostra terra.

All’ atto costitutivo della Sezione ANPI di Albino, il 16 dicembre 1945, assunse l’incarico di Segretario Amministrativo, dopo essersi distinto come «Commissario della SAP Valseriana (170° Brt. Garibaldi)» (Segretario fu eletto il Ten. Frosio Dott. Camillo, già Presidente del CLN clandestino albinese e come Vice Segretario il Ten. delle Fiamme Verdi Giovanni Begnigna).

Guidò successivamente la Sezione fino al 1975.

Membro del Centro Studi Moroniani, nel 1979 fu tra i promotori delle manifestazione albinesi dedicate a Giovan Battista Moroni.

Pubblicò nel 1983 e 1984, a firma “Di Esse”, saggi di storia locale sul periodico dell’Amministrazione Comunale “Albino”; nell’aprile 1983 su Albino è il comune d’Italia che ha più nomi di origine celtica e nel gennaio 1984, un quarto articolo su 1945: ultimi mesi di guerra. Bombe, borsa nera, fame, freddo. Morì ad Albino il 4 aprile 1984.

La Città di Albino lo commemorò il 17 aprile 2010, in occasione di una mostra e di una donazione di copie di dipinti del Moroni da parte della moglie del maestro, pure lei insegnante, Angela Bonandrini, scomparsa il 7 gennaio 2011, oltre che in occasione della Piccola Monografia delle RCSA albinesi Dante Spinelli, partigiano e maestro, a cura di Marialuisa Madornali.

E’ per ciò un onore, per chi scrive, poter “succedere” al partigiano Dante Spinelli, ultimo Presidente della Sezione ANPI di Albino fino alla sua ricostituzione nell’aprile del 2011.

Noi lo possiamo ricordare, con quanto egli scrisse, al termine del suo capitolo di storia albinese del 1957, dopo aver ricordato le Medaglie d’Oro Vittorio Gasparini e Franco Briolini, oltre che la Medaglia d’Argento della Prima Guerra Mondiale, maestro Luigi Mandozzi: «Inchiniamoci tutti, reverenti e fieri, alla memoria dei nostri eroi».

 

Mauro Magistrati – Presidente Sezione ANPI Albino

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