… Siamo in guerra… con il maltempo e … con il tempo!
Premessa: Cari concittadini, non avendo mai avuto modo di ringraziarvi per la mia elezione nell’attuale Amministrazione Comunale come Consigliere Comunale con delega a Sicurezza e Protezione Civile, approfitto di queste righe per farlo, grazie a tutti!… purtroppo però, sono qui a scrivere a seguito dei fatti successi in questi ultimi tempi, che da giugno ad oggi ci hanno visti “bersagliati” dal maltempo che in diverse occasioni ha colpito più o meno duramente il nostro territorio, ed in particolare la Valle del Lujo, che più del resto del territorio albinese, ha subito i maggiori danni a causa del maltempo!… l’ultimo e più grave episodio il 31 agosto scorso, le chiamano “bombe d’acqua” e sotto certi aspetti è un termine appropriato in quanto questi fenomeni atmosferici, che sempre più frequentemente colpiscono il nostro territorio, (e non solo)… si limitano ad una porzione veramente ristretta di territorio colpito, succede però che in questa “piccola porzione” di territorio si registrino, a seguito di queste intensissime precipitazioni, notevoli danni alle infrastrutture presenti, siano esse pubbliche che private e al territorio in generale, creando disagi e costi economici non indifferenti, in un territorio già duramente provato dalla situazione socio-economica attuale, grazie all’intraprendente azione dei nostri Amministratori per questo evento, abbiamo avuto l’interessamento degli Organi Regionali con l’intervento, anche con una visita alle zone colpite dalla “bomba d’acqua” dello STER con alcuni tecnici e degli Assessori di Regione Lombardia con Simona Bordonali Assessore Regionale alla Sicurezza Protezione Civile e Immigrazione; e Claudia Terzi Assessore Regionale all’Ambiente, che hanno assicurato tutto il loro appoggio per garantire una positiva soluzione delle varie problematiche di sistemazione dei danni subiti da aziende e privati.
Potremmo prendercela con “Giove Pluvio”… sarebbe facile, ma purtroppo non possiamo nascondere che le responsabilità di ciò che succede in situazioni come queste, non siano solo atmosferiche e della natura, ma in parte da attribuire anche alla responsabilità dell’uomo che negli anni non ha saputo essere lungimirante in molte scelte urbanistiche che hanno caratterizzato i nostri territori, trascurando le implicazioni idrogeologiche che queste scelte hanno avuto! purtroppo oggi ci troviamo a dover continuamente intervenire in situazioni che creano danni e disagi alla popolazione, proprio per queste scelte del passato che non hanno tenuto conto di questi eventi!… che fare?… ormai sull’esistente, ben poco!… si può però certamente evitare di peggiorare la situazione, evitando di continuare a commettere errori di questo tipo! dobbiamo guardare al passato e trarne i dovuti insegnamenti, soprattutto dalle lezioni che la natura, a causa di decenni di disattenzioni, ci ha dato! gli strumenti per farlo esistono, basta saperli utilizzare con serietà e determinazione, alla base di tutto, vi è la sicurezza della Comunità!… immaginiamo la Comunità come una specie di formicaio operoso che ad un certo punto, impazzisce a causa dell’avvento di un disastro. La domanda è: può la preparazione e la perfetta responsabilizzazione dei ruoli di ciascuno, evitare questo impazzimento? è problematico dare una risposta certa oggi, allo stato dell’arte, nel nostro Paese. Non è possibile per esempio parlare di una reale resilienza all’interno della nostra Comunità, che pur se fosse consapevole del rischio sofferto, arriva a subire un’emergenza senza mai aver attivato per decenni, iniziative di riduzione della vulnerabilità del proprio territorio. Concetto di resilienza inteso soprattutto come capacità di risposta post evento, benché la nostra gente ha sempre dimostrato di sapersi attivare concretamente, non solo per sé stessi ma anche per aiutare gli altri in queste occasioni. Ma del resto anche laddove si apprezzi una qualche attività locale di Protezione Civile, non sembra possibile rintracciare i segnali veri della resilienza comunitaria allorché un Piano di Protezione Civile Comunale viene concepito solo per gli addetti ai lavori e non viene minimamente condiviso con i principali portatori di interesse, ossia i cittadini da salvare, ma costituisce solo una traccia burocratica di un avvenuto adempimento di Legge da parte degli Amministratori obbligati. Questo ci da spunto per riflettere con onestà intorno alla cosiddetta Pianificazione Comunale, in molti casi, nella stesura di Piani Comunali sembra esser stata in parte disattesa anche l’impostazione originaria che il legislatore aveva dato ai compiti e alle responsabilità dei Comuni e in particolare dei Sindaci. L’esperienza decennale della pianificazione comunale di emergenza ci ha infatti consegnato piani poco più che elencativi di risorse; piani scritti solo per tecnici addetti ai lavori e sconosciuti e/o illeggibili per la maggior parte della popolazione, piani bellamente copiati da internet con sostituzione di cifre e luoghi (a volte nemmeno sostituiti correttamente) e dunque completamente inefficaci sul piano pratico, poiché non calati nella realtà vera! piani concepiti da appassionati sfrenati dell’informatica che si risolvono in una cartografia georeferenziata, che non riservano nessuna attenzione ai temi della previsione e della prevenzione al livello degli Enti Locali. Il Piano di Emergenza è solo l’ultimo tassello di un progetto sociale più ampio che si concretizza nella Comunità sulla base di un patto intercorso tra cittadini e i suoi Amministratori. E allora che fare? occorre ricordare che non è il Piano a fare un buon Comune ma al contrario é il Comune, che tra le altre cose deve saper realizzare un buon Piano di Emergenza, si tratta forse, allora, di incoraggiare sempre più le pratiche migliori, ampliando l’orizzonte degli argomenti che caratterizzano l’impegno quotidiano di tecnici ed amministratori, superando la cultura puramente emergenziale che ha fin qui caratterizzato l’organizzazione comunale. Come fare? esiste certamente una strada, sono il ruolo del Comune, che va ripensato (paradossalmente) in modo separato da quello della responsabilità autoritativa del Sindaco per non generare pericolose sovraesposizioni e schiacciamenti dell’uno sull’altro; i problemi dell’organizzazione comunale, non disgiunti da quelli della spesa pubblica anche nell’ottica dei rivolgimenti normativi in corso; le opportunità offerte dalla tecnologia e dalla comunicazione; la cultura dell’autoprotezione e la natura regolamentare dei comportamenti privati e collettivi dei cittadini; la consapevolezza del ruolo decisivo in materia di prevenzione che si può e si deve ritagliare in modo particolare in capo a due figure che sono presenti in qualsiasi Comune, ossia il Sindaco e il Volontariato. Per chiarezza e praticità cominciamo dai soggetti che assumono la principale responsabilità in materia di Protezione Civile, il Sindaco e il Comune, come appena accennato, bisogna parlare in modo distinto di questi due soggetti amministrativi, non solo perché la Legge li disciplina in modo differente, assegnando loro ben delineate competenze, dobbiamo anche tener presente che mentre i Sindaci si alternano e passano, il Comune resta e quest’ultimo deve quindi garantire un’efficienza e una tenuta che vadano al di là della leadership temporanea di un pur ottimo Sindaco (come il nostro).
Una macchina che funziona bene, potrà permettersi così anche il “lusso” di avere come capo un Sindaco non particolarmente preparato e non è il caso del nostro Sindaco Terzi che ha ampiamente dimostrato di essere sempre presente e competente per risolvere le varie problematiche presentatesi! Ora non resta che organizzare la struttura amministrativa in capo al Comune per creare questa macchina necessaria ad intervenire ed assistere la popolazione in caso di emergenza, pensando nel contempo a incrementare l’attività di previsione e prevenzione dei rischi presenti sul nostro territorio.
Il Consigliere Comunale delegato alla Sicurezza e Protezione Civile, Ciceri Vincenzo






