Valle del Lujo, la cosiddetta “Svizzera della Val Seriana”. Alla sua testata, come un “balcone”, si affaccia la frazione di Casale. Qui, in via Colle Gallo 3, si apre il negozio “Nonsolopane”, gestito dal titolare Roberto Zanga. E’ l’unico negozio esistente in frazione, anzi l’unico dell’Alta Valle del Lujo (a Dossello non ci sono negozi) aperto tutti i giorni, anche la domenica mattina.

Un negozio in montagna, come si vedono in molte frazioni sparse nelle vallate bergamasche, che resiste sotto i colpi dei supermarket e della grande distribuzione presente ad Albino e nel fondovalle seriano. Un “negozio di vicinato” o una “bottega di prossimità”, come si usa dire da qualche tempo: non solo un esercizio commerciale, ma un vero e proprio punto di riferimento, cuore pulsante della località, che risponde alle varie necessità quotidiane per l’intera comunità, dove in alcuni casi sono anche mantenuti attivi servizi che non sono di grande riscontro economico per il gestore. Ne sono un esempio il servizio di rivendita di tabacchi, dove il guadagno è del 10% su ogni pacco di sigarette, a cui si devono escludere le tasse ed i costi delle transazioni; o quello delle ricariche telefoniche, con un guadagno che oscilla tra l’1% e il 2%. Meglio vedere il negozio come un “luogo d’incontro” dall’alta valenza sociale, dove ci si trova per fare due chiacchiere, informarsi di quello che accade in frazione, trascorrere una decina di minuti in compagnia e in amicizia. Ma attenti, nel 2023, Roberto Zanga va in pensione. Quale sarà il futuro di questo negozio? Sparirà per sempre questo “presidio di socialità”?

Ecco, allora, che è necessario approfondire la questione, e intervistare in merito Roberto Zanga.

 

Chi è Roberto Zanga?

Sono nato il 24 luglio 1964, ho sempre vissuto a Casale, in via Colle Gallo 3, a parte un breve periodo a Gavazzuolo, dai 16 ai 22 anni, presso la casa dei “Barbunì”. Sono figlio unico, mia mamma si chiama Carmela e mio papà Nazzareno, entrambi infermieri. Ho frequentato le scuole dell’obbligo, dapprima presso l’Istituto Suore di Maria Bambina, a Gazzaniga, poi, presso i frati cappuccini, ad Albino. Ho iniziato anche il liceo scientifico ad Alzano, ma, dopo un solo anno, mi sono fermato e sono andato a lavorare. Destinazione: carrozzeria Colombi, che costruiva cassoni per i camion. Qui, sono stato 17 anni. Poi, nel ’92, insieme agli amici Gustavo e Leone, mi lancio nell’avventura del “Gu.Le.Ro.”, bar-ristorante, a Casale. Il locale è stato chiuso nel 2005, anche perché io mi ero sposato l’anno prima e volevo stare più tempo in famiglia.

 

E, poi, è arrivato il negozio…

Certo. Come detto, nel 2004, mi sono sposato con Simona. Nuova casa, nuovi impegni. Dovevo ricominciare a lavorare, ma, allo stesso tempo, avevo voglia di fare qualcosa per il mio paese. Nessun problema, nel 2006, nel locale al pian terreno di casa mia, in soli 45 metri quadrati, ho aperto l’attuale negozio “Nonsolopane”, che vende generi alimentari, ma anche tabacchi e giornali. E subito la cosa ha funzionato, pur nella limitazione di clientela. L’importante, per me, non era tanto l’aspetto economico, anche se necessario, ma quello affettivo: stare vicino a mia moglie, prima, e alla mia famiglia, poi. Dedicare tempo agli affetti, e perché no offrire pane e latte, salumi e formaggi, e anche le sigarette e i giornali. Un miraggio per la gente del posto, che ritrovava un negozio in frazione, dopo alcuni anni vissuti a sperare, una o due volte alla settimana, nell’arrivo di un ambulante di alimentari, che potesse portare nel suo furgone i generi di prima necessità, a fronte della chiusura nel 2000 dell’unico negozio di alimentari funzionante allora in paese. Ah, la famiglia: qualche anno dopo è nata Marta, la nostra bambina, che ora ha 12 anni.

 

Ma un negozio non solo di alimentari…

Direi un minimarket, ricco di tanti articoli: dal pane fresco al latte e ai latticini in genere, dai vini ai salumi, fino ai prodotti per la casa e la detergenza. Un negozio multifunzionale, che offre non solo generi alimentari, ma anche tabacchi, giornali e riviste, biglietteria e surgelati. Una specie di “posteria” o emporio, con annessi altri servizi di prima necessità. Ero contento per quello che avevo fatto, anche per dare un servizio ai villeggianti che salgono d’estate o agli escursionisti, provenienti dal Colle Gallo o da Albino.

 

Ma c’erano altri negozi in frazione?

Nel 2006 c’era solo il mio negozio. Come detto, nel 2000 aveva chiuso il negozio di alimentari che per anni ha caratterizzato la frazione, anch’esso un negozio “double-face”, alimentari e giornali-tabacchi. Ovviamente, in precedenza, fino agli anni ‘80 erano aperti in paese altri negozi, sempre di alimentari, come quelli della Giuditta e della Betta; poi è arrivato il “Gu.Le.Ro.”. Ma per cinque anni, dal 2000 fino al mio “Nonsolopane” nel 2006, c’è stato il “black-out” commerciale. Solo, ogni tanto, soprattutto d’estate, l’apertura del bar della parrocchia, come del resto capita ancora adesso, alla sera, tutto il sabato e alla domenica mattina.

 

E, ora, se va in pensione…

Io vado in pensione nel giugno 2023. Per rispetto della gente della frazione, per non farla trovare improvvisamente sguarnita di un negozio, ho informato l’amministrazione comunale, per comunicarle la mia prossima chiusura del negozio, l’ultimo negozio del paese. Obiettivo: darle il tempo per trovare una soluzione, per esempio ricercare, con un bando, chi volesse impegnarsi ad aprire un negozio a Casale, magari nel mio stesso locale. Ovviamente, incentivando questa possibilità, mediante agevolazioni fiscali, o addirittura defiscalizzazione, riduzione delle tasse, sostegno alle spese della fatturazione elettronica: problemi molto pesanti, che io stesso ho affrontato, e affronto, con difficoltà. Insomma, rintracciare una persona che voglia continuare la mia attività, ma con un interessante sostegno economico, perché un negozio in montagna non è paragonabile ad un esercizio commerciale in città. Speriamo bene: speriamo che il Comune di Albino accolga questa urgenza e trovi una soluzione per questo problema, che non è solo economico, ma soprattutto sociale. Negozio di prossimità come negozio di socialità.

 

Qual è il suo sogno nel cassetto?

Dare importanza i piccoli esercizi di vicinato, attività che, oltre alla reperibilità dei prodotti alimentari e non, sono “presìdi” che mantengono e rafforzano il legame tra la gente ed il territorio, innanzitutto sul piano sociale, dove, a differenza della grande distribuzione, si instaura un rapporto con il cliente. E spero, a livello comunale, in una politica di salvaguardia dei piccoli negozi, realtà strategiche per continuare a dare una speranza di vita ai paesi di montagna.

 

T.P.